LA MORTE DELLE API

Se le api scomparissero dalla terra, per l’uomo non resterebbero che 4 anni di vita”: forse anche tu hai letto o sentito questa celebre frase, per molto tempo attribuita ad Albert Einstein.
Einstein in realtà non l’ha mai pronunciata, ma questo nulla toglie all’importanza fondamentale che le api – e gli altri insetti impollinatori – hanno per la sopravvivenza dell’uomo.

Perché abbiamo bisogno delle api?
Perché impollinano, quindi permettono la fruttificazione e la riproduzione, della maggior parte delle piante che producono il nostro cibo. Se gli insetti impollinatori scomparissero scomparirebbe di conseguenza fino al 75% delle nostre colture: non solo molta frutta e verdura, ma anche il foraggio che alimenta il bestiame, con pesanti conseguenze per la produzione di carne e prodotti lattiero-caseari.

Non solo: anche le piante selvatiche (si stima dal 60 al 90% di esse) dipendono, per riprodursi, dall’impollinazione degli insetti, quindi una loro scomparsa avrebbe conseguenze devastanti per tutti gli ecosistemi naturali.

Quando parliamo di insetti impollinatori intendiamo anzitutto le api (la specie più conosciuta è l’ape da miele, quella allevata dagli apicoltori, ma esistono circa 20.000 specie di api, tra cui ad esempio i bombi), ma anche vespe, farfalle, coleotteri e mosche.
Purtroppo ormai da parecchi anni stiamo assistendo in tutto il mondo a morie anomale di api allevate (le prime segnalazioni risalgono al 2006), mentre gli impollinatori selvatici diminuiscono sia a livello di singoli individui che di numero di specie.

Perché questo accade?
Sono state individuate diverse cause, tutte in qualche modo collegate alle attività dell’uomo.

L’imputata numero uno è l’agricoltura industriale, che danneggia gli insetti in molti modi:
• diminuzione e frammentazione degli ambienti naturali e semi-naturali, come boschi, siepi e prati, che costituiscono l’habitat degli insetti selvatici;
• espansione delle monocolture e diminuzione della biodiversità, il che comporta minore disponibilità di cibo per gli insetti;
• uso massiccio di sostanze chimiche (erbicidi, pesticidi, insetticidi). Gli insetticidi rappresentano il rischio più diretto, essendo pensati appunto per uccidere gli insetti. Se ad elevate concentrazioni hanno effetti letali, a basse dosi hanno conseguenze comunque gravissime: compromettono la capacità degli insetti di spostarsi, di orientarsi, di apprendere, e ne indeboliscono la salute, rendendoli maggiormente suscettibili a infezioni e parassiti.

Per tutti questi motivi, nelle aree in cui si pratica agricoltura intensiva si assiste a un calo del numero e della ricchezza di impollinatori. Il che rappresenta un paradosso, perché meno impollinatori (soprattutto insetti selvatici, più efficienti rispetto alle api allevate) significa minore produttività agricola, proprio il contrario di quel che l’agricoltura industriale si prefigge!

Un altro fenomeno collegato alla morte delle api è quello dei cambiamenti climatici. L’innalzamento delle temperature, i cambiamenti nelle precipitazioni e la crescita degli eventi atmosferici estremi danneggiano gli insetti. Le date di fioritura delle piante si modificano, determinando una carenza alimentare per gli impollinatori, e questo potrebbe portare all’estinzione sia degli insetti che delle piante interessati.

D’altra parte i sistemi agricoli che incrementano la biodiversità e non impiegano prodotti chimici costituiscono un beneficio per le comunità di impollinatori, sia domestiche che selvatiche. Ad esempio, aumentando l’eterogeneità degli habitat per le api e utilizzando una pluralità di colture in grado di fornire maggiore disponibilità di fiori per gli insetti impollinatori.

Cosa fare?
Le buone pratiche comprendono la conservazione o il ripristino di aree naturali o semi-naturali nei dintorni delle terre coltivate, una maggiore varietà di colture, in grado di fornire maggiore disponibilità di fiori per gli insetti impollinatori, e innanzitutto una riduzione nell’uso degli insetticidi. Insomma si tratta di trasformare l’attuale modello agricolo – intensivo e altamente dipendente dalle sostanze chimiche – in un sistema di agricoltura ecologica.
Un compito immenso, la cui realizzazione dipende in larga parte dalla volontà politica.

Ma ognuno di noi, nel suo piccolo, può dare un contributo: semplicemente scegliendo prodotti provenienti da agricoltura e allevamento ecologici.

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