LACTOBACILLUS CRISPATUS E NON SOLO: I 5 MIGLIORI PROBIOTICI PER LA DONNA

Assumere probiotici specifici è un modo sicuro ed efficace per mantenere o riportare in equilibrio il microbiota vaginale, con conseguenze importanti per la salute della donna. È ben dimostrato, infatti, che un’alterazione della flora vaginale predispone la donna allo sviluppo di molte problematiche ginecologiche, sia infettive che no: dalle vaginiti alla vaginosi batterica alla candida vaginale, fino alla vulvodinia e persino all’endometriosi.

Ma quali sono i migliori probiotici per la donna, e quali i loro benefici?

Per comprenderlo dobbiamo anzitutto capire com’è fatto il microbiota vaginale e in che modo influenza la salute femminile. In questo articolo passiamo in rassegna i più recenti dati scientifici relativi alla flora vaginale, la sua composizione, le sue funzioni, le sue ripercussioni sulla salute, per passare poi ad esaminare i 5 migliori probiotici per la donna e le loro proprietà scientificamente dimostrate: Lactobacillus crispatus, Lactobacillus rhamnosus, Lactobacillus reuteri, Lactobacillus plantarum, Saccharomyces cerevisiae.

Il microbiota vaginale e la sua importanza per la salute femminile

Che la flora vaginale sia, nella maggior parte dei casi, composta prevalentemente da lattobacilli è noto fin dalla fine dell’800, quando il medico tedesco Albert Doderlein osservò per la prima volta questi batteri (in un primo tempo chiamati proprio bacilli di Doderlein) nelle secrezioni vaginali1.

Gli studi successivi, specialmente quelli effettuati nell’ultima decina d’anni con i metodi di indagine più moderni, ci hanno dato un’immagine via via sempre più chiara della composizione del microbiota vaginale. Si è scoperto che, sebbene possa contenerne molte specie diverse, in genere è dominato da una sola specie di lattobacilli, e nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di una di queste quattro: Lactobacillus crispatus, L. iners, L. gasseri oppure L. jensenii. (“Dominato” significa che il lattobacillo in questione può costituire da circa il 40% a oltre il 90% di tutto il microbiota vaginale2).

I lattobacilli vaginali hanno la funzione chiave di acidificare la vagina, mantenendo il suo pH inferiore a 4,5. Lo fanno fermentando gli zuccheri presenti nell’ambiente vaginale (anzitutto il glicogeno, uno zucchero complesso che le cellule accumulano come riserva) e producendo come risultato acido lattico. Poiché gli estrogeni stimolano la proliferazione dell’epitelio vaginale e il suo arricchimento in glicogeno, questi ormoni sono anche associati all’abbondanza di lattobacilli nella flora vaginale33.

Insieme ai lattobacilli, ma in concentrazioni di gran lunga inferiori, sono presenti anche altri generi di batteri: ad esempio streptococchi, enterococchi, bifidobatteri, Gardnerella, Atopobium, Prevotella, Mobiluncus e molti altri2. Ci sono poi casi in cui il microbiota vaginale contiene pochissimi lattobacilli e, di contro, elevati livelli di questi batteri normalmente minoritari.

Tutte queste osservazioni hanno portato a concludere che la flora vaginale può assumere cinque diverse configurazioni di base, che sono state denominate “vaginotipi”3:

  • vaginotipo I – dominato da Lactobacillus crispatus
  • vaginotipo II – dominato da L. gasseri
  • vaginotipo III – dominato da L. iners
  • vaginotipo IV – con lattobacilli molto scarsi e formato da diverse combinazioni di batteri normalmente minoritari
  • vaginotipo V – dominato da L. jensenii.

I vaginotipi II e V sono relativamente rari, ragion per cui non si è ancora riusciti a studiare con precisione le loro caratteristiche. Sappiamo invece parecchie cose sugli altri tre vaginotipi e sui batteri che li caratterizzano.

Lactobacillus crispatus

Il microbiota vaginale dominato da Lactobacillus crispatus (vaginotipo I) rappresenta la situazione migliore per la donna: infatti questo lattobacillo è, tra tutti, quello dotato delle maggiori proprietà protettive, e la sua dominanza è sempre associata a un ambiente vaginale sano.

Il vaginotipo I è caratterizzato da un pH molto acido (<4)4, bassi livelli di infiammazione5 ed elevata stabilità: sono state osservate transizioni (spesso temporanee) al vaginotipo III, ma la transizione a uno stato di disbiosi è rara4. L’elevata acidità vaginale, insieme alla capacità di Lactobacillus crispatus di produrre sostanze antimicrobiche (es. acqua ossigenata e batteriocine) e di aderire con grande abilità all’epitelio vaginale, rendono questo lattobacillo particolarmente efficiente nel tenere sotto controllo gli altri componenti del microbiota, evitandone la sovracrescita, e nel proteggere la vagina dalle infezioni6. Inoltre Lactobacillus crispatus non suscita reazioni infiammatorie da parte delle cellule vaginali40, anzi è in grado di mitigare l’infiammazione prodotta da microrganismi patogeni o altri stimoli infiammatori41.

Le proprietà di questo lattobacillo fanno sì che, quando è lui a dominare la flora vaginale, la donna corra un minor rischio di sviluppare molte problematiche infettive e non: ad esempio vaginosi batterica6, vaginite da candida7, infezioni urinarie8, vulvodinia9,10,11, vaginite atrofica12, cistite interstiziale13, vescica iperattiva e incontinenza da urgenza14,15,16, tumore del collo dell’utero17,18. In gravidanza ha un rischio inferiore di parto prematuro19,20,21,22,23,24,25 e di complicanze legate a un’eventuale rottura prematura delle membrane26,27.

Tutto questo, come approfondiremo più avanti, rende Lactobacillus crispatus uno dei migliori probiotici per la donna. Ogni volta che la flora vaginale non contiene naturalmente grandi quantità di questo lattobacillo, assumerlo come probiotico è una buona idea per riportare equilibrio.

migliore probiotico donna crispatus 1

Lactobacillus iners

Tra i lattobacilli vaginali L. iners è la specie meno protettiva: potrebbe anzi avere effetti negativi sulla salute femminile, almeno in alcuni casi.

L. iners può essere presente sia in un microbiota sano che in uno caratterizzato da disbiosi, sia quando il pH è basso che quando è più elevato. La sua abbondanza è inversamente correlata a quella di Lactobacillus crispatus (tanto maggiore è l’una, tanto minore è l’altra) e la sua concentrazione, insieme a quella di Gardnerella, aumenta durante le mestruazioni, quando spesso diventa la specie dominante28. Il microbiota dominato da L. iners è quello più instabile e può trasformarsi con facilità nel vaginotipo IV3; è caratterizzato da un livello di infiammazione intermedio tra il vaginotipo I e il IV5.

Al contrario di Lactobacillus crispatus, L. iners non produce acqua ossigenata; alcuni ceppi producono invece una tossina, la inerolisina, che può danneggiare l’epitelio vaginale e contribuire alla patogenesi della vaginosi batterica. Difatti concentrazioni abbondanti di L. iners possono essere presenti anche in corso di vaginosi batterica28. L. iners produce inoltre sostanze in grado di favorire la formazione di biofilm e di ife da parte di Candida albicans39, e le donne affette da candida vaginale ricorrente hanno, rispetto a quelle sane, un microbiota caratterizzato da livelli inferiori di Lactobacillus crispatus e livelli superiori di L. iners42.

Microbiota vaginale povero di lattobacilli

Il vaginotipo IV raggruppa comunità microbiche molto diverse tra loro e più o meno “sane”, tutte accomunate dalla caratteristica di non essere dominate da lattobacilli. È quello che mostra i livelli di infiammazione più elevati5; ha un pH relativamente alto (>4,5) e spesso (anche se forse non sempre – su questo punto i ricercatori stanno ancora dibattendo) denota una situazione di disbiosi oppure di vera e propria vaginosi batterica29.

La disbiosi vaginale, a sua volta, ha conseguenze importanti per la salute della donna. Aumenta il rischio di contrarre virtualmente tutte le malattie a trasmissione sessuale, e di conseguenza anche quello di sviluppare complicanze come il tumore del collo dell’utero (causato dal Papillomavirus) e la malattia infiammatoria pelvica (causata principalmente da clamidia e gonorrea)43. Aumenta il rischio di sviluppare infezioni urinarie (ne abbiamo parlato ampiamente in questo articolo) e, come già accennato, candida vaginale42.

Ma, fatto forse più sorprendente, una flora vaginale alterata è fortemente sospettata di giocare un ruolo anche in problematiche a eziologia non infettiva. Provocando reazioni immunitarie anomale potrebbe promuovere per esempio lo sviluppo di vulvodinia9,46 e endometriosi47. Mentre, alimentando le vie urinarie con batteri dannosi, è possibile che favorisca la comparsa di vescica iperattiva e incontinenza da urgenza48.

In linea di principio, quindi, l’assunzione di probiotici specifici per il riequilibrio del microbiota vaginale può essere utile per prevenire o contrastare tutte le problematiche succitate.

migliore probiotico donna crispatus 2

Variazioni della flora vaginale nelle donne in età fertile

La composizione del microbiota vaginale non è statica. Nelle donne in età fertile è comune che ci siano deviazioni, per la maggior parte di breve durata, dallo stato di base; queste deviazioni si osservano tipicamente in corrispondenza delle mestruazioni e dell’attività sessuale.

Le mestruazioni sembrano il principale fattore di disturbo della flora vaginale, e possono determinare (anche se non sempre e non in tutte le donne) una grande riduzione dei lattobacilli, il passaggio dalla dominanza di Lactobacillus crispatus a quella di L. iners e/o l’aumento dei batteri associati alla vaginosi batterica, come Gardnerella. Nella maggior parte dei casi questi cambiamenti sono temporanei e regrediscono passate le mestruazioni28.

I rapporti sessuali tendono a ridurre la concentrazione di lattobacilli, ad aumentare quella di Gardnerella, che probabilmente può venire trasmessa dal partner, e a promuovere l’infiammazione dell’epitelio vaginale30.

Altri fattori che possono alterare il microbiota vaginale causando disbiosi sono il fumo di sigaretta30, l’assunzione di antibiotici32, l’utilizzo di lavande vaginali31, la spirale contraccettiva30, ma anche lo stress psicologico30, un’alimentazione troppo ricca di zuccheri e grassi31, l’obesità31.

Durante la gravidanza e il puerperio, a causa degli importanti cambiamenti ormonali, la flora vaginale assume caratteristiche particolari. In gravidanza i livelli di estrogeni e di progesterone si mantengono molto elevati: di conseguenza il microbiota si arricchisce ulteriormente di lattobacilli e si stabilizza, fatto che contribuisce a proteggere il buon esito della gestazione e la salute di madre e figlio34. Al contrario, una situazione di disbiosi vaginale o di vaginosi batterica aumenta il rischio di parto prematuro e infezioni materne e neonatali43: ecco perché i corretti probiotici, specialmente Lactobacillus crispatus, rappresentano un’integrazione così importante per la donna in gravidanza.

Dopo il parto sia estrogeni che progesterone crollano bruscamente e questo si accompagna a un vero e proprio sconvolgimento della flora vaginale. I lattobacilli si riducono drasticamente, non si nota più alcuna specie dominante bensì molti batteri diversi sono presenti in concentrazioni simili. Affinché il microbiota riacquisti una dominanza lattobacillare sono necessari molti mesi, spesso più di un anno; e il lattobacillo che impiega più tempo a recuperare è, purtroppo, Lactobacillus crispatus35. Questo rende il puerperio (e oltre) un periodo particolarmente delicato per la salute femminile, e un’altra finestra ideale per l’utilizzo di probiotici che accelerino il riequilibrio del microbiota vaginale.

La flora vaginale dopo la menopausa

Con la riduzione degli ormoni sessuali che accompagna la menopausa l’ambiente vaginale cambia: l’epitelio si assottiglia e si impoverisce di glicogeno, la produzione di muco cervicale diminuisce, il pH aumenta a livelli superiori a 4,73. E anche il microbiota si modifica, con una generale riduzione dei lattobacilli. La prevalenza del vaginotipo I, dominato da Lactobacillus crispatus, dimezza36, mentre ora i due terzi delle donne hanno un vaginotipo IV37,38.

Resta il fatto che, contrariamente a ciò che si pensa di solito, parecchie donne in menopausa mantengono una dominanza lattobacillare. Si pensa che questa variabilità individuale sia in parte da imputare ai livelli residui di estrogeni, che cambiano da persona a persona, e in parte alla diversa capacità del tessuto vaginale (su base genetica) di rispondere agli estrogeni37. Ad ogni modo, si tratta di una situazione fortunata: elevati livelli di lattobacilli risultano infatti protettivi nei confronti della secchezza vaginale44 e della vaginite atrofica45, mentre le donne con atrofia vaginale hanno di preferenza un vaginotipo IV e solo raramente un vaginotipo I36,38.

Anche in menopausa, dunque, i corretti probiotici – e in special modo Lactobacillus crispatus – possono aiutare la donna a contrastare i disturbi vaginali tipici di questa età della vita.

I migliori probiotici per la donna

Assumere probiotici specifici è un modo sicuro ed efficace per mantenere o riportare in equilibrio il microbiota vaginale; e questo, come abbiamo ampiamente discusso, aiuta la donna a prevenire e contrastare un’ampia gamma di disturbi uroginecologici.

Vediamo ora quali sono i migliori, scientificamente provati, probiotici per la donna.

Lactobacillus crispatus

Di Lactobacillus crispatus abbiamo parlato molto in questo articolo. Ormai sappiamo bene che è il segno distintivo di una flora vaginale sana, e che la sua abbondanza nel microbiota conferisce maggior protezione, rispetto a qualsiasi altra dominanza lattobacillare, nei confronti di numerose problematiche uroginecologiche, tra cui vaginosi batterica, vaginiti, candida, malattie a trasmissione sessuale, infezioni urinarie, vulvodinia, complicanze della gestazione.

In aggiunta a queste informazioni di carattere generale, diversi studi clinici hanno testato l’efficacia di Lactobacillus crispatus somministrato come probiotico, dimostrando che è utile per:

  • trattare la vaginosi batterica49 e prevenirne le recidive50,51
  • trattare la candida vaginale49
  • prevenire le recidive nelle donne che soffrono di cistiti ricorrenti52,53
  • accelerare l’eliminazione del Papillomavirus dall’organismo54 e coadiuvare nella risoluzione delle modificazioni cellulari causate dal virus55
  • contrastare l’endometrite cronica e aumentare il tasso di gravidanze nelle donne affette da questa malattia56
  • anche in assenza di sintomi, migliorare la composizione del microbiota vaginale eliminando eventuali segni di disbiosi57.

IMPORTANTE! Per i suoi integratori, NutraLabs ha scelto il migliore Lactobacillus crispatus in commercio: il ceppo CNCM I-5095.

Studi scientifici58 hanno dimostrato che Lactobacillus crispatus CNCM I-5095:

  • Sopravvive a temperatura ambiente, quindi non necessita di refrigerazione per restare vivo e vitale. Si tratta di una caratteristica importante, perché è facile che in qualche punto del processo di distribuzione dei probiotici la catena del freddo si rompa.

  • Colonizza la vagina già dopo soli 7 giorni di assunzione orale. Fattore fondamentale perché l’azione benefica di Lactobacillus crispatus dipende dalla sua capacità di arrivare in vagina (da cui poi potrà raggiungere anche la vescica).

Lactobacillus rhamnosus

Lactobacillus rhamnosus è il probiotico per la donna più largamente studiato e utilizzato. Gli studi clinici di ambito ginecologico che lo vedono protagonista, da solo o in abbinamento ad altre specie (spesso L. reuteri), sono una sessantina; le applicazioni maggiormente studiate sono il trattamento/prevenzione della vaginosi batterica e il riequilibrio della flora vaginale in gravidanza.

I dati scientifici supportano l’utilizzo di Lactobacillus rhamnosus e della coppia L. rhamnosus-L. reuteri principalmente in caso di vaginosi batterica. Affiancati alla terapia farmacologica standard, questi probiotici sono in grado di aumentare il tasso di cura, migliorare la composizione della flora vaginale e mantenerla stabile nel tempo, riducendo così il rischio di recidive59,60,61,76,77,78,79. Uno studio ha persino trovato che, trattando la vaginosi batterica esclusivamente con il probiotico L. rhamnosus, i risultati sono migliori rispetto alla terapia con metronidazolo80.

In aggiunta alla vaginosi batterica, altri studi clinici hanno mostrato l’utilità di Lactobacillus rhamnosus in caso di disbiosi vaginale, anche in menopausa81,82, candida83, Papillomavirus84, e durante la gravidanza per ridurre la colonizzazione da parte dello Streptococco di gruppo B85.

migliore probiotico donna crispatus 3

Lactobacillus reuteri

Diversi studi in provetta e su animali hanno dimostrato che questo probiotico è in grado di contrastare, sia in modo diretto che modulando le difese immunitarie dell’ospite, un ampio spettro di microrganismi responsabili di vaginiti e infezioni urinarie: tra questi possiamo citare lo Streptococco di gruppo B62, Enterococcus faecalis63, Escherichia coli64, Proteus mirabilis65, Candida albicans e Candida glabrata86.

Negli studi clinici Lactobacillus reuteri viene utilizzato essenzialmente in coppia con L. rhamnosus con l’obiettivo di riequilibrare la flora vaginale e contrastare problematiche batteriche e micotiche (v. sopra).

Molto interessante, infine, uno studio in cui Lactobacillus reuteri LR92 DSM 26866, il ceppo contenuto nell’integratore NATURAFLORA LEI, somministrato alle future madri durante l’ultimo mese di gravidanza ha dimezzato il rischio di coliche nei nascituri66.

Lactobacillus plantarum

Lactobacillus plantarum è un lattobacillo che si ritrova normalmente nella flora vaginale. Il suo utilizzo come probiotico per la donna è stato studiato soprattutto in relazione alla candida vaginale. Somministrato dopo la normale terapia farmacologica, L. plantarum si è mostrato in grado di migliorare la risoluzione dei sintomi rispetto al solo farmaco antimicotico67 e di ridurre il rischio di recidive68; uno studio recentissimo ha inoltre dimostrato che, utilizzato come unica terapia dell’episodio acuto di candida, ha la stessa efficacia dell’antimicotico miconazolo69.

Saccharomyces cerevisiae

Saccharomyces cerevisiae CNCM I-3856 è un innovativo lievito probiotico la cui utilità per la salute della donna è stata confermata da diversi lavori scientifici.

In merito alla candida vaginale è stato sperimentato prima di tutto sui topi, e in questi studi si è dimostrato capace di potenziare le difese immunitarie contro la candida, inibire la formazione di ife da parte del micete ed eliminarlo con la stessa efficacia del fluconazolo70,71.

Basandosi su questi brillanti risultati si è poi passati alla sperimentazione clinica su donne affette da candida vaginale, tutte trattate con farmaco antimicotico per curare l’episodio acuto in corso, e poi metà con Saccharomyces cerevisiae CNCM I-3856 e l’altra metà con placebo, per due mesi. Dallo studio emerge che la terapia antimicotica riduce la colonizzazione vaginale da candida in tutte le pazienti; ma una volta terminato l’antimicotico, mentre in quelle che assumono il placebo la candida torna rapidamente ai valori iniziali, in quelle che assumono Saccharomyces cerevisiae rimane a livelli bassi per tutta la durata del trattamento. Con l’esito che nel gruppo del probiotico il numero di recidive di candida è circa la metà rispetto al gruppo del placebo72.

Saccharomyces cerevisiae CNCM I-3856 è anche il primo lievito probiotico che è stato studiato per la sua capacità di contrastare la vaginosi batterica. In provetta si è dimostrato in grado di eliminare Gardnerella, anche sottoforma di biofilm, e disgregare i biofilm già formati oltre che inibirne la formazione73. Questo è un risultato molto importante: si pensa infatti che uno dei motivi per cui la vaginosi batterica è così difficile da eradicare sia proprio il fatto che i batteri coinvolti formano biofilm che li proteggono sia dai farmaci antimicrobici che dalle difese immunitarie. Nei topi, Saccharomyces cerevisiae CNCM I-3856 ha ridotto la colonizzazione vaginale da parte di Gardnerella e ne ha inibito la virulenza, limitando l’esfoliazione dell’epitelio vaginale stimolata da questo patogeno74.

L’associazione di Saccharomyces cerevisiae CNCM I-3856 con i lattobacilli probiotici elencati sopra è particolarmente interessante per almeno due ragioni. Anzitutto Saccharomyces cerevisiae, essendo un lievito, al contrario dei lattobacilli è costitutivamente resistente agli antibiotici: questo significa che l’efficacia di NATURAFLORA LEI si maniene anche durante eventuali terapie antibiotiche. Un fattore importante, dal momento che proprio l’utilizzo di antibiotici è uno dei principali fattori di rischio per la candida vaginale, la vaginosi batterica, le vaginiti, e in generale la disbiosi vaginale. In secondo luogo è stato dimostrato che la presenza di Saccharomyces cerevisiae CNCM I-3856 potenzia l’azione anti candida dei lattobacilli probiotici75, rendendo quindi ancora più efficace la formulazione.

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