PIANTO DEL NEONATO, CHE FARE?

Chiunque abbia figli lo sa bene: il pianto del neonato può essere davvero esasperante.

Spesso si sente dire che il pianto del neonato rappresenta di fatto l’unico modo che il piccolo ha per comunicare a mamma e papà, o a chiunque altro lo accudisce, i propri bisogni e stati d’animo. Ma, in pratica, cosa sta cercando di comunicare?

Non è sempre facile comprenderlo e spesso occorre andare per tentativi. In questo articolo cerchiamo di aiutarti a capire perché tuo figlio piange, e qual è il modo migliore di comportarti.

Pianto del neonato: i bisogni fisici

Naturalmente la prima ipotesi da verificare è se nostro figlio ha fame o sete. Questo è possibile anche se ha mangiato da appena mezz’ora, perché nelle prime settimane i neonati fanno piccoli spuntini molto frequenti. Ma se all’offerta del seno o del biberon chiude la bocca o si gira dall’altra parte non insistiamo: non è questo il motivo.

Troppo caldo? Controlliamo che non sia sudato. O forse è colpa del pannolino sporco?

Spesso non ci pensiamo, ma non essendo ancora capaci di muoversi i neonati sono costretti a passare molto tempo in una posizione fissa, cosa che dopo un po’ comincia ad essere estremamente fastidiosa (capita anche a noi, solo che in genere cambiamo posizione senza nemmeno rendercene conto). E, anche in questo caso, il neonato esprime il proprio disagio con il pianto. A volte per consolarlo è sufficiente cambiarlo di posizione!

Un bambino di pochi mesi può piangere anche per il disagio provocato dalla stanchezza: non ha ancora imparato semplicemente ad addormentarsi da solo! In questo caso teniamolo vicino a noi in un ambiente tranquillo e silenzioso, e dopo aver pianto ancora un po’ si addormenterà.

Pianto del neonato: i bisogni emotivi

Un altro frequente motivo di pianto del neonato è la solitudine e il desiderio di contatto. Dopo aver passato nove mesi nell’utero, che lo fasciava stretto, ora quando muove le braccia e le gambe non sente niente intorno a lui. È una sensazione nuova, sconosciuta, che lo spaventa: e allora piange. Abbracciamolo, culliamolo, parliamogli dolcemente.

Per dargli tutto il contatto di cui ha bisogno, nelle prime settimane può essere utile tenerlo in fascia (invece che nella culla o nella carrozzina) mentre svolgiamo le nostre attività in casa o fuori. Il contenimento dato dalla fascia e i movimenti del nostro corpo ricreano un ambiente simile a quello intrauterino, familiare e rassicurante per il piccolo, che sarà più tranquillo. E allo stesso tempo la fascia è pratica anche per la mamma, che può muoversi e ha le mani libere.

Non temiamo di “viziare” il nostro bambino: quello di contatto è per un neonato un bisogno primario, tanto quanto mangiare, e appagare un bisogno primario non significa mai viziare. Ci rifiutiamo forse di nutrire il piccolo quando ha fame, per paura di viziarlo? Quando la sua necessità di contatto diminuirà e comincerà ad essere più interessato al mondo esterno, sarà lui per primo a farci capire di non gradire più la fascia.

pianto del neonato

Le coliche del neonato

E le coliche? In genere quando le abbiamo provate tutte, e il bimbo continua a piangere, pensiamo che “avrà le coliche”. Soprattutto quel tipico pianto del neonato a cui quasi tutti sono soggetti, che compare ogni giorno nel tardo pomeriggio o alla sera e può durare anche molto a lungo, viene di solito attribuito alle coliche. Ma, in realtà, gli esperti non sono nemmeno sicuri che le coliche esistano!

Molti pensano che non sia il dolore addominale la causa del pianto del neonato. Se piangendo emette aria, è solo perché contrae tutti i muscoli del corpo, compresa la pancia. Probabilmente la verità è che si tratta di una fase legata alla maturazione del bambino e ancora non ben compresa. Tanto è vero che le famose coliche passano da sole intorno ai tre/quattro mesi, indipendentemente dal fatto che diamo al bambino farmaci o altri rimedi contro il mal di pancia.

Pianto del neonato e depressione post-parto

Una cosa che invece è stata dimostrata è che, quando la mamma soffre di depressione, il suo bambino piange di più. Forse perché, anche se fisicamente è presente, la sente lontana emotivamente e quindi gli viene a mancare una parte di cure fondamentale.

Allora, se capisci di avere grossi sbalzi di umore, perdita di interesse o di piacere verso quasi tutte le attività, e che occuparti di tuo figlio è molto più un peso che una gioia, non sentirti in colpa, non vergognarti, ma chiedi subito aiuto al tuo medico o al tuo pediatra. La depressione post-parto si può curare, e ne avrete un enorme beneficio sia tu che il tuo bambino.

Cosa fare e cosa non fare

Anche se non riusciamo a comprendere le cause del pianto del neonato (e spesso sarà così), cerchiamo ugualmente di stargli vicino e di consolarlo, mantenendo il più possibile la calma. La cosa più importante non è farlo smettere di piangere, ma stare con lui mentre piange. Infatti ignorare il pianto del neonato non solo è difficile, ma anche controproducente: grazie alle attenzioni dei genitori il bambino impara che il mondo è un posto accogliente, e comincia a costruire la fiducia, oltre che negli altri, anche in se stesso e nelle proprie capacità di agire sull’ambiente esterno. È la base dell’autostima.

NON bisogna ASSOLUTAMENTE scuoterlo o scrollarlo! Il cervello dei neonati è ancora molto delicato e in questo modo potremmo danneggiarlo per sempre. Se senti che non ce la fai più (ed è assolutamente umano e comprensibile!) metti tuo figlio in un luogo sicuro e prenditi cinque minuti di pausa in un’altra stanza.

Nella maggior parte dei casi il pianto del neonato, anche prolungato, è fisiologico e non nasconde motivi seri. Ma in caso di dubbi può sempre essere utile sentire il parere del pediatra.

E teniamo sempre a mente che questa (come ogni cosa, quando si parla di bambini) è solo una fase! Nel giro di pochi mesi i pianti diminuiranno moltissimo. E sarà molto più semplice capire il motivo di quelli che restano.

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