ANTIBIOTICO-RESISTENZA: UN ALLARME GLOBALE – SECONDA PARTE

L’antibiotico-resistenza è la capacità dei batteri di adattarsi e resistere all’azione delle sostanze antimicrobiche. Si tratta di un fenomeno che si è enormemente amplificato negli ultimi 70 anni, raggiungendo proporzioni allarmanti e diventando una delle maggiori minacce alla salute globale: oggi le malattie resistenti ai farmaci causano ogni anno nel mondo almeno 700.000 morti, che entro il 2050 potrebbero diventare 10 milioni se la tendenza non viene invertita.

L’arresto dell’antibiotico-resistenza passa fondamentalmente per una riduzione dell’utilizzo degli antibiotici. Un obiettivo che riguarda la politica, gli operatori sanitari, ma anche ciascuno di noi. Ecco perché una corretta informazione è fondamentale: dopo avere visto i numeri di questo fenomeno e approfondito le sue possibili conseguenze [CLICCA QUI per leggere l’articolo], ci chiediamo ora quali sono le cause dell’antibiotico-resistenza.

Gli antibiotici amplificano l’antibiotico-resistenza
Lo sviluppo di resistenza agli antibiotici è un naturale processo evolutivo che è sempre esistito: gli stessi batteri infatti, così come i funghi, producono sostanze antimicrobiche per difendersi o attaccare altre forme di vita. L’introduzione dei farmaci antibiotici ha però enormemente amplificato questo fenomeno. Infatti, ogni volta che utilizziamo un antibiotico, i batteri resistenti eventualmente presenti – possono avere questa caratteristica già da prima, oppure acquisirla durante il trattamento grazie ad una mutazione genetica casuale – sono gli unici che riescono a sopravvivere e proliferare, trasmettendo così l’antibiotico-resistenza alle generazioni successive. I batteri resistenti possono poi venire trasmessi ad altre persone (comprese quelle che non hanno mai assunto antibiotici) oppure sopravvivere nell’ambiente. Ecco perché il loro numero è cresciuto in maniera esponenziale da quando, dopo la seconda guerra mondiale, l’uomo ha cominciato a utilizzare grandi quantità di farmaci antibiotici in medicina sia umana che veterinaria.

Un fenomeno che non riguarda solo la medicina
Ogni volta che una popolazione batterica incontra una sostanza antibiotica, lo sviluppo di batteri resistenti viene favorito. I batteri si trovano ovunque sul nostro pianeta: all’interno di tutti gli esseri viventi ma anche nell’aria, nell’acqua e nel suolo. E possono entrare in contatto con sostanze antimicrobiche in diverse maniere: quando assumiamo farmaci antibiotici, naturalmente, ma anche quando li somministriamo agli animali, da compagnia o da allevamento. Negli ambienti sovraffollati degli allevamenti intensivi, in particolare, gli animali si ammalano più facilmente e quindi necessitano di maggiori cure antibiotiche. Inoltre fino a un recente passato gli antibiotici venivano utilizzati anche come promotori di crescita (questo tipo di utilizzo è proibito in Europa dal 2006): aggiungendo alla normale alimentazione dosi sub-terapeutiche di antibiotici, infatti, gli animali tendono ad aumentare di peso. In effetti in ambito zootecnico vengono attualmente utilizzate quantità di antibiotici molto superiori rispetto a quelle impiegate in ambito umano.

Bisogna poi tenere presente che, quando un essere umano o un animale assume un antibiotico, i suoi residui – ancora attivi – vengono eliminati dall’organismo con le urine e le feci, ed entrano quindi nell’ambiente, contaminando le acque, il suolo e i vegetali e contribuendo allo sviluppo di resistenze nei batteri qui presenti. Nel caso degli allevamenti, ancora una volta, il fenomeno è particolarmente importante perché le deiezioni degli animali vengono utilizzate come fertilizzanti.

Il problema è quindi complesso, ma le soluzioni esistono. Leggi quali nella terza parte dell’articolo [CLICCA QUI].

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