IN DIFESA DELLA DIETA MEDITERRANEA

Si è appena concluso a Barcellona il più grande e prestigioso convegno europeo di gastroenterologia, l’UEG Week, che ogni anno vede partecipare più di 14.000 medici da tutto il mondo.
Uno degli interventi che più ci hanno interessato (e fatto piacere) riguarda l’influenza della dieta mediterranea sul microbiota intestinale.

Negli ultimi anni sono state pubblicate ampie e significative ricerche che dimostrano le proprietà benefiche della dieta mediterranea: prevenzione dei tumori, delle malattie cardiovascolari, delle demenze senili, maggiore benessere nella terza età.
Tutti questi effetti potrebbero essere dovuti almeno in parte all’azione positiva che questo tipo di dieta esercita sul microbiota intestinale, come dimostra lo studio presentato pochi giorni fa all’UEG Week.

Un gruppo di ricercatori olandesi ha analizzato le feci di persone sane e di pazienti con disturbi intestinali, mettendo in relazione il microbiota di ciascun soggetto con la sua alimentazione.
Gli scienziati hanno scoperto che la dieta mediterranea – composta da cereali, legumi, ortaggi, pesce, frutta secca e semi, olio di oliva e vino rosso – favorisce lo sviluppo dei batteri intestinali benefici, tra cui i bifidobatteri, e riduce quello dei batteri potenzialmente dannosi, come Escherichia coli, ben conosciuto ad esempio da chi soffre di infezioni urinarie.
Un chiarissimo effetto positivo, dunque, sul microbiota intestinale, la cui armoniosa composizione si ripercuote – come la ricerca scientifica sta sempre più mettendo in luce – sulla salute dell’intero organismo.

Ma vediamo una per una le proprietà dei diversi elementi che caratterizzano la dieta mediterranea, così come emergono dallo studio olandese:

• Gli alimenti vegetali fanno prosperare i batteri capaci di produrre acidi grassi a catena corta, una classe di sostanze che vanta notevolissime proprietà salutistiche: riducono l’infiammazione intestinale, aiutando a prevenire patologie come il morbo di Crohn e la colite ulcerosa; prevengono il cancro del colon; regolano il metabolismo dei grassi limitando l’accumulo di tessuto adiposo; riducono i livelli di colesterolo; possono migliorare il controllo glicemico e quindi aiutare a prevenire il diabete.
Le fibre di cui sono ricchi gli alimenti vegetali costituiscono il nutrimento dei batteri che producono acidi grassi a catena corta.

• Le combinazioni cereali/legumi e pesce/frutta secca riducono i livelli di quei batteri capaci di scatenare infiammazione e coinvolti nella genesi dell’obesità.

• Le proteine vegetali favoriscono la produzione da parte della flora intestinale di vitamine e aminoacidi, e fanno aumentare i bifidobatteri.

Effetti opposti sono prodotti da carne, zuccheri (comprese le bevande zuccherate) e cibi da fast food, che costituiscono l’alimentazione più diffusa negli Stati Uniti: creano squilibrio nel microbiota intestinale e aumentano i livelli di infiammazione, la quale a sua volta si associa ad un aumento delle patologie tipiche delle società industrializzate.
Risultati che dovrebbero farci riflettere sull’importanza fondamentale della dieta e su quali conseguenze abbiano i cambiamenti delle nostre tradizionali abitudini alimentari, che si stanno sempre più “americanizzando”.

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