Intolleranza e malassorbimento del lattosio sono la stessa cosa? Su questo punto c’è spesso molta confusione. Facciamo un po’ di chiarezza.
Cos’è l’intolleranza al lattosio?
Per poter essere assorbito, il lattosio deve venire prima digerito da un enzima apposito, la lattasi. La lattasi è localizzata sulla mucosa dell’intestino tenue, dove spezza il lattosio nei due zuccheri semplici che lo compongono: glucosio e galattosio. Questi vengono poi assorbiti dai villi intestinali.
A causa di una particolare caratteristica genetica, a molte persone accade che dopo lo svezzamento, nel giro di alcuni (o anche parecchi) anni, la lattasi diminuisca di quantità, ossia compaia un deficit di lattasi. In Italia si stima che almeno la metà della popolazione abbia questa carenza genetica di lattasi: non si tratta di una malattia ma di una condizione normale, motivata dal fatto che in epoche lontane, prima che si sviluppasse l’allevamento del bestiame, una volta svezzati gli esseri umani non avevano più occasione di consumare latte.
Per chi è carente di lattasi, digerire e di conseguenza assorbire il lattosio diventa più difficile: si sviluppa cioè un malassorbimento del lattosio. A questo punto il lattosio non assorbito può arrivare fino al colon, dove incontra una ricca flora batterica capace di digerirlo e nutrirsene. La fermentazione del lattosio da parte dei batteri intestinali può dare luogo ai sintomi che caratterizzano l’intolleranza al lattosio (quali sintomi? Leggi questo articolo).
Che differenza c’è tra malassorbimento del lattosio e intolleranza al lattosio?
Come abbiamo visto sopra, alla base dell’intolleranza al lattosio sta il suo malassorbimento. In particolare l’intolleranza al lattosio è definita come la comparsa di sintomi in seguito ad assunzione di lattosio in una persona che presenta un deficit di lattasi.
L’ultima parte della definizione, “in una persona che presenta un deficit di lattasi”, può sembrare superflua ma in realtà è molto importante, perché l’ingestione di lattosio può dare problemi anche per altri motivi. Ad esempio un transito intestinale particolarmente rapido: anche se la persona ha normali livelli di lattasi, il lattosio non ha il tempo di essere completamente digerito e assorbito e arriva ugualmente nel colon. Oppure una sovracrescita batterica nell’intestino tenue (SIBO), per cui a causa dell’eccessiva presenza di batteri il lattosio viene fermentato già nel tenue.
In entrambi questi casi si può parlare di malassorbimento del lattosio, perché il lattosio non viene correttamente assimilato dall’organismo, e la sua ingestione provocherà i sintomi tipici dell’intolleranza; ma, poiché la causa non è un deficit di lattasi, la cura non consisterà nell’eliminare il lattosio dalla dieta bensì nel trattare il problema intestinale sottostante.
D’altra parte non è detto che chi ha un deficit di lattasi sia necessariamente intollerante al lattosio. Anzi si stima che solo il 30-50% delle persone con carenza genetica di lattasi presentino i sintomi dell’intolleranza.
Ma perché alcuni sviluppano sintomi e altri no?
I fattori che entrano in gioco sono diversi:
- Naturalmente il primo è la quantità di lattosio introdotta, ma anche il fatto che si sia o meno a stomaco vuoto e la composizione del pasto: consumare lattosio insieme ad altri alimenti, specialmente se grassi, rallenta lo svuotamento dello stomaco e può quindi aumentare la soglia di tolleranza.
- Molto dipende poi dalla gravità del deficit di lattasi: alcune persone ne perdono anche più del 90%, altre “solo” il 70%.
- Le persone che soffrono di intestino irritabile o disturbi emotivi, avendo una maggiore sensibilità viscerale, hanno spesso una tolleranza inferiore.
- Infine un ruolo importante lo gioca il microbiota intestinale, dal momento che batteri diversi fermentano il lattosio più o meno rapidamente e possono anche produrre sostanze finali diverse.
Come si diagnosticano il malassorbimento e l’intolleranza al lattosio?
L’esame più utilizzato per diagnosticare l’intolleranza al lattosio è il breath test: dopo aver somministrato al paziente 25 g di lattosio (la quantità contenuta in mezzo litro di latte), si misura la quantità di idrogeno presente nell’aria espirata. La fermentazione del lattosio da parte dei batteri intestinali produce di norma idrogeno, che poi in parte viene assorbito, entra nel sangue ed è infine espulso con il respiro. La presenza di questo gas nell’aria espirata indica quindi che il lattosio assunto è stato oggetto di fermentazione batterica, presumibilmente perché l’organismo non è stato in grado di digerirlo e assorbirlo.
Abbiamo detto “presumibilmente” perché in caso di sovracrescita batterica nell’intestino tenue (SIBO) i batteri del tenue, troppo abbondanti, riusciranno anche in presenza di lattasi a fermentare parte del lattosio ingerito. La presenza di SIBO quindi può causare un falso positivo nel breath test.
Inoltre il breath test può risultare falsamente negativo nelle persone in cui il prodotto finale della fermentazione batterica non è idrogeno bensì metano, il che dipende dalla composizione del microbiota. Poiché il metano ha la caratteristica di rallentare il transito intestinale, di norma queste sono le persone a cui l’ingestione di lattosio provoca stitichezza invece che diarrea.
I test genetici che vengono pubblicizzati per diagnosticare l’intolleranza al lattosio rilevano in realtà solo la carenza genetica di lattasi, ma non è garantito che sia questa la reale causa dei sintomi avvertiti dal paziente.
In definitiva, forse il modo migliore per capire se si soffre di intolleranza al lattosio è osservare i propri sintomi. Se il consumo di latte o latticini scatena chiaramente i tipici sintomi intestinali (gonfiore, dolore, diarrea/stipsi), si può tranquillamente concludere che l’intolleranza è presente. Se invece i sintomi sono più sfumati e non così chiaramente associati al consumo di latticini, è probabile che il responsabile dei propri disturbi intestinali non sia il lattosio, o almeno non solo lui.
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Abbiamo parlato di intolleranza al lattosio anche in questi articoli:
Sai tutto sull’intolleranza al lattosio?
Intolleranza al lattosio, i rimedi efficaci
Intolleranza al lattosio, sintomi intestinali ed extra-intestinali
Fonti scientifiche:
Misselwitz, B., Butter, M., Verbeke, K., & Fox, M. R. (2019). Update on lactose malabsorption and intolerance: pathogenesis, diagnosis and clinical management. Gut, gutjnl-2019. https://doi.org/10.1136/gutjnl-2019-318404
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