PRESSIONE ALTA? I PROBIOTICI POSSONO AIUTARTI

Più gli scienziati studiano il microbiota intestinale, più si rendono conto della sua importanza nel regolare pressoché tutte le funzioni dell’organismo. Gli ultimi studi mettono in luce che i batteri intestinali sono in grado di influenzare anche la pressione arteriosa, e dunque che in caso di pressione alta i probiotici rappresentano un potenziale aiuto per migliorare la situazione. Vediamo qualche dettaglio in più.

La pressione alta e le sue cause

L’ipertensione arteriosa non è di per sé una malattia, ma aumenta il rischio di essere colpiti da infarto, ictus, insufficienza renale ed altre patologie. In particolare il rischio cardiovascolare cresce con l’aumentare dei valori di pressione, anche all’interno dell’intervallo considerato normale: questo significa che, per esempio, una persona con pressione sistolica di 120 mmHg (considerata assolutamente nella norma) ha un rischio leggermente superiore rispetto a chi ha 110 mmHg.

Tuttavia secondo gli esperti il rischio aumenta al punto da giustificare un intervento terapeutico solo quando la pressione sistolica (la “massima”) raggiunge i 140 mmHg e/o la diastolica (la “minima”) i 90 mmHg. Ecco perché da questi valori in su si parla di ipertensione.

Alcune malattie causano ipertensione come effetto secondario. È il caso, per esempio, di patologie renali, sindrome di Cushing, iperaldosteronismo o feocromocitoma. Anche alcuni farmaci possono aumentare la pressione sanguigna: i cortisonici, gli antinfiammatori non steroidei, la pillola anticoncezionale, certi psicofarmaci e immunosoppressori. Ma solo in un paziente su venti (circa il 5%) è possibile individuare una causa specifica dell’ipertensione. In tutti gli altri casi l’ipertensione viene definita “primaria”, “essenziale” o “idiopatica”: tutti termini il cui significato è semplicemente che c’è qualche inceppo nei meccanismi che dovrebbero regolare la pressione, ma non sappiamo esattamente dove stia il problema.

È tuttavia ben chiaro che alcuni fattori legati allo stile di vita hanno un effetto negativo sulla pressione, e correggerli permetterebbe probabilmente di evitare la maggior parte dei casi di ipertensione. Ecco allora le principali raccomandazioni per ridurre la pressione arteriosa:

  • tenere sotto controllo il peso corporeo
  • ridurre al minimo il consumo di alcol
  • non fumare
  • limitare lo stress
  • ridurre il consumo di sale
  • contenere il consumo di grassi animali
  • non abusare di liquirizia
  • seguire una dieta ricca di magnesio e potassio (cereali integrali, frutta, verdura)
  • fare regolarmente attività fisica.
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Pressione e microbiota

Oltre ai fattori ormai ben noti, come il fumo, l’obesità, lo stress e l’alimentazione, gli studi scientifici più recenti suggeriscono che anche il microbiota intestinale possa giocare un ruolo nel regolare la pressione arteriosa.

I primi indizi di un collegamento tra intestino e pressione risalgono in realtà a 40 anni fa, quando per la prima volta i ricercatori osservarono che, nei topolini da laboratorio, la somministrazione di cortisone aveva effetti diversi sulla pressione a seconda che la flora intestinale degli animali fosse o meno stata modificata dall’assunzione di antibiotici.

Da allora gli studi si sono susseguiti e i dati sul collegamento tra microbiota intestinale e pressione sono aumentati. Si è osservato, sia negli animali che nell’essere umano, che i soggetti ipertesi hanno un microbiota caratterizzato da una minore biodiversità. Si è anche scoperto che la flora intestinale è in grado di modulare la pressione arteriosa in diversi modi. Per esempio è ben noto che il microbiota influenza il sistema immunitario, e questo a sua volta influenza da un lato il sistema nervoso (e un aumento di tono del sistema simpatico porta a un aumento di pressione), e dall’altro i livelli di stress ossidativo (e più stress ossidativo significa pressione più alta). Inoltre i batteri intestinali, tramite gli acidi grassi a catena corta da loro prodotti nel fermentare le fibre alimentari, influenzano direttamente anche l’attività dei reni e il ruolo che questi esercitano nella regolazione della pressione arteriosa.

La ricerca scientifica, insomma, sta chiarendo sempre più che il nostro organismo è un’unità in cui tutte le parti sono integrate e si influenzano a vicenda; e in questo processo di comunicazione e influsso reciproco il microbiota intestinale gioca un ruolo di primo piano.

Probiotici contro la pressione alta

Se il microbiota intestinale è in grado di influenzare la pressione arteriosa, è possibile manipolare il microbiota e trattare la pressione alta con i probiotici?

Alcuni studi hanno cercato di rispondere a questa domanda, e la conclusione sembra positiva. Prendendo in considerazione i diversi lavori scientifici pubblicati su questo argomento, gli esperti hanno stimato che, in media, assumere probiotici per almeno 2 mesi riduce la pressione sistolica di 3 mmHg e quella diastolica di 1,5 mmHg, e di più se i valori iniziali della pressione sono solo lievemente aumentati oppure se i pazienti presentano anche diabete di tipo 2.

Si tratta di una riduzione modesta, ma non dobbiamo scordare che anche piccole riduzioni della pressione possono diminuire in modo significativo il rischio di infarto e ictus. Inoltre i probiotici agiscono contemporaneamente anche su altri fattori di rischio cardiovascolare, come il colesterolo alto e il livello generale di infiammazione dell’organismo: la loro capacità di proteggere il sistema cardiocircolatorio va quindi oltre il semplice effetto sulla pressione.

In conclusione, ferma restando l’importanza di tenere sotto controllo aspetti come il peso corporeo, lo stress e l’alimentazione, per chi soffre di pressione alta i probiotici possono essere un ulteriore strumento utile per migliorare la propria salute.

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