Leggi la prima parte dell’articolo: Ipertensione, gli integratori utili (1^ parte)
La terapia dell’ipertensione, anche quando è necessario ricorrere ai farmaci, non può prescindere da alcune buone abitudini alimentari e regole di vita (le abbiamo passate in rassegna in questo articolo). Come secondo step gli integratori naturali possono essere un valido aiuto: a volte di supporto ai farmaci, che non sempre raggiungono i risultati sperati, ma a volte anche sufficienti da soli per normalizzare la pressione.
Nella prima parte di questo articolo abbiamo analizzato tre integratori per l’ipertensione la cui efficacia è stata scientificamente provata: aglio, omega-3 e tè verde. Terminiamo l’approfondimento elencandone altri tre: potassio, magnesio e ibisco.
POTASSIO

È ben noto che una dieta povera di potassio e ricca di sodio può provocare un aumento della pressione sanguigna. Sodio e potassio hanno effetti opposti sulla pressione: il primo la aumenta (anche se non in tutte le persone, come abbiamo approfondito in questo articolo), il secondo la riduce. Inoltre questi due minerali interagiscono tra loro in modo tale che una carenza di potassio causa ritenzione di sodio, mentre al contrario elevati livelli di potassio stimolano l’eliminazione del sodio dall’organismo. Il potassio quindi riduce la pressione sia per azione diretta (promuove il rilassamento dei muscoli che circondano i vasi sanguigni, provocando vasodilatazione), sia riducendo i livelli di sodio; ed è dunque anche in grado di controbilanciare gli effetti negativi di un’alimentazione ricca di sale.
A partire già dagli anni ’80 molti studi hanno mostrato che gli integratori di potassio possono ridurre la pressione sanguigna e coadiuvare il trattamento dell’ipertensione. La più recente revisione dei dati scientifici, pubblicata nel 2020, ha sintetizzato i risultati di 32 studi, per un totale di oltre 1.700 partecipanti: la conclusione è che l’integrazione di potassio riduce la pressione in media di 4 punti (massima) e 2,5 punti (minima). Nelle persone ipertese, e in quelle che hanno una dieta molto ricca di sale, l’efficacia è anche maggiore.
Un’avvertenza: gli ipertesi in cura con diuretici risparmiatori di potassio, specie se hanno una ridotta funzionalità renale, sono a rischio di sviluppare eccessivi livelli di potassio (iperkaliemia) e quindi dovrebbero assumere integratori di potassio solo dietro controllo medico.
MAGNESIO

Il magnesio è uno tra gli integratori più utili in caso di ipertensione, benché la sua efficacia sia meno universalmente riconosciuta rispetto al potassio. Ha un ruolo fondamentale per la salute del sistema cardiovascolare in quanto regola la contrattilità del cuore (come di tutti gli altri muscoli del corpo) e il tono dei vasi sanguigni, quindi anche la pressione. Mantiene elastiche le pareti delle arterie, evitando che si induriscano per colpa dei depositi di calcio. Inoltre quando è carente la produzione di aldosterone, ormone che fa aumentare la pressione, aumenta.
Parecchi studi scientifici hanno analizzato l’effetto di un’integrazione di magnesio sulla pressione. I risultati dipendono da diversi fattori:
- se il soggetto è iperteso oppure no: il magnesio non abbassa la pressione nelle persone che l’hanno nella norma.
- i livelli di magnesio di partenza: se sono già ottimali, integrarlo non porta molti ulteriori benefici (ma sappiamo che la carenza marginale di magnesio è estremamente comune)
- il dosaggio di magnesio utilizzato: dosaggi più elevati sono più efficaci.
Le persone che possono trarre maggiori benefici da un’integrazione di magnesio sono quelle che, nonostante l’assunzione di farmaci antiipertensivi, hanno ugualmente la pressione alta: in questo caso, gli studi scientifici dicono che il magnesio può avere effetti davvero importanti, abbassando la massima di 19 punti e la minima di 12. E anche dosaggi relativamente bassi (a partire da 240 mg al giorno) sono efficaci. Invece se si assume magnesio come trattamento di prima linea, senza cioè affiancarlo a farmaci, sono necessari dosaggi più elevati: almeno 600 mg al giorno.
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IBISCO

L’ibisco è una pianta tropicale i cui fiori vengono utilizzati per fare l’infuso che chiamiamo karkadè, e tradizionalmente impiegati a scopo medicinale nei Paesi in cui cresce spontaneo. Questa pianta ha ricevuto una discreta attenzione da parte degli scienziati, che ne hanno scoperto proprietà utili per la salute soprattutto del sistema cardiocircolatorio.
Gli studi che hanno analizzato il suo effetto sulla pressione sanguigna non sono moltissimi, ma ne fanno comunque il secondo più studiato tra gli integratori per l’ipertensione (dopo l’aglio). Prendendo in considerazione cinque studi condotti su pazienti ipertesi vediamo che, in media, l’ibisco ha ridotto la pressione massima di 7-17 punti (a seconda dello studio) e la minima di 3-12 punti, un effetto che è risultato pari a quello del captopril e inferiore al lisinopril, due farmaci ACE-inibitori. Non riduce invece la pressione nei soggetti che l’hanno nella norma.
Le ricerche hanno chiarito che l’ibisco abbassa la pressione impedendo l’attivazione dell’angiotensina, cioè lo stesso meccanismo dei farmaci ACE-inibitori. Inoltre ha anche effetto diuretico (ma senza ridurre i livelli di potassio) e vasorilassante, forse per blocco dei canali del calcio (si tratterebbe dello stesso meccanismo d’azione dei farmaci calcio-antagonisti). Si presta bene ad essere utilizzato sia da solo sia combinato con farmaci ipertensivi: in quest’ultimo caso, in una terapia combinata potrebbe fare le veci di un farmaco ACE-inibitore.
L’ibisco si può assumere sotto forma di integratori, ma forse il modo più semplice è berne l’infuso. Gli studi dimostrano che due tazze di karkadè al giorno sono sufficienti per ottenere un buon abbassamento della pressione. Se soffri di ipertensione, vale senza dubbio la pena di inserire questa bevanda tra le tue abitudini quotidiane!
Fonti scientifiche:
Filippini, T., Naska, A., Kasdagli, M. I., Torres, D., Lopes, C., Carvalho, C., … & Vinceti, M. (2020). Potassium intake and blood pressure: a dose‐response meta‐analysis of randomized controlled trials. Journal of the American Heart Association, 9(12), e015719.
Rosanoff, A., Costello, R. B., & Johnson, G. H. (2021). Effectively prescribing oral magnesium therapy for hypertension: A categorized systematic review of 49 clinical trials. Nutrients, 13(1), 195.
Rosanoff, A., & Plesset, M. R. (2013). Oral magnesium supplements decrease high blood pressure (SBP> 155 mmHg) in hypertensive subjects on anti-hypertensive medications: a targeted meta-analysis. Magnesium research, 26(3), 93-99.
Kostov, K., & Halacheva, L. (2018). Role of magnesium deficiency in promoting atherosclerosis, endothelial dysfunction, and arterial stiffening as risk factors for hypertension. International journal of molecular sciences, 19(6), 1724.
Serban, C., Sahebkar, A., Ursoniu, S., Andrica, F., & Banach, M. (2015). Effect of sour tea (Hibiscus sabdariffa L.) on arterial hypertension: a systematic review and meta-analysis of randomized controlled trials. Journal of hypertension, 33(6), 1119-1127.
Herrera-Arellano, A., Flores-Romero, S., Chavez-Soto, M. A., & Tortoriello, J. (2004). Effectiveness and tolerability of a standardized extract from Hibiscus sabdariffa in patients with mild to moderate hypertension: a controlled and randomized clinical trial. Phytomedicine, 11(5), 375-382.
Herrera-Arellano, A., Miranda-Sánchez, J., Ávila-Castro, P., Herrera-Álvarez, S., Jiménez-Ferrer, J. E., Zamilpa, A., … & Tortoriello, J. (2007). Clinical effects produced by a standardized herbal medicinal product of Hibiscus sabdariffa on patients with hypertension. A randomized, double-blind, lisinopril-controlled clinical trial. Planta medica, 73(01), 6-12.
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