L’ipertensione non è di per sé una malattia, ma ciononostante comporta gravi rischi per la salute.
Si stima che il 18% degli italiani soffra di ipertensione, ma tra gli ultrasettantenni la percentuale sfiora il 50%. E molti di più sono quelli che ne soffrono senza saperlo.
Si tratta di un grosso problema di salute pubblica, perché se è vero che l’ipertensione non è di per sé una malattia, è vero anche che aumenta in modo importante il rischio di sviluppare gravi patologie cardiocircolatorie e non solo.
La pressione sanguigna e la sua regolazione
La pressione sanguigna, o più precisamente pressione arteriosa, non è altro che la forza esercitata dal sangue sulle pareti delle arterie. Questa forza dipende dalla spinta del cuore e quindi è maggiore nel momento in cui il cuore si contrae per pompare il sangue (sistole) ed è minore quando il cuore si rilassa tra un battito e l’altro per riempirsi di nuovo di sangue (diastole). Ecco perché si parla di pressione sistolica, o “massima”, e di pressione diastolica, o “minima”.
La pressione sanguigna dipende poi dal diametro dei vasi sanguigni: quando i vasi si allargano (fenomeno noto come vasodilatazione) il sangue incontra meno resistenza e quindi la pressione diminuisce, mentre al contrario quando i vasi si restringono (vasocostrizione) la pressione aumenta.
Sì, perché i vasi sanguigni non sono tubi inerti! Nelle loro pareti si trova uno strato di muscoli lisci, quindi involontari, che ne modulano continuamente il calibro a seconda delle esigenze dell’organismo. Se è necessario aumentare l’irrorazione sanguigna i vasi si dilatano per far passare più sangue. Questo succede ad esempio a livello cutaneo quando occorre disperdere calore, oppure durante l’attività fisica per far fronte alla maggiore richiesta di ossigeno da parte dei muscoli, o più in generale quando nel sangue i livelli di ossigeno diminuiscono e quelli di anidride carbonica aumentano. Se al contrario il flusso sanguigno deve ridursi, come nel sito di una ferita per fermare l’emorragia oppure in caso di basse temperature esterne per evitare di disperdere calore attraverso la pelle, i vasi si restringono.
Vasocostrizione e vasodilatazione sono controllate dal sistema nervoso autonomo e da diversi ormoni, e la pressione sanguigna oscilla continuamente. I valori misurati cambiano quindi a seconda di tanti fattori, tra cui per esempio l’ora del giorno (pressione più alta al mattino, più bassa alla sera e di notte) e lo stato emotivo (più alta quando siamo agitati, più bassa quando siamo tranquilli).
Pressione, i valori normali
Ma quali sono i valori normali della pressione arteriosa?
Se per normali intendiamo i migliori per la salute, sostanzialmente più la pressione è bassa e meglio è (senza arrivare ovviamente a valori così bassi da provocare svenimento o collasso). Infatti, a partire dai valori di 115/75 (pressione massima 115, minima 75), ogni incremento determina un progressivo aumento del rischio cardiovascolare.
Tuttavia l’ipertensione vera e propria viene definita solo quando la pressione massima supera i 140 oppure la minima i 90, e non in una singola misurazione ma in diverse occasioni. Questi valori infatti sembrano essere lo spartiacque oltre cui i rischi dell’ipertensione diventano tali da giustificare una terapia farmacologica.
Quindi ricapitolando:
- Pressione massima < 115 e minima < 75: il rischio cardiovascolare è ridotto al minimo
- massima di 115-130 e minima di 75-85: la pressione è considerata comunque ottima
- massima di 130-140 e minima di 85-90: la pressione è ancora considerata normale, ma merita attenzione e controlli regolari
- massima > 140 oppure minima > 90: siamo in presenza di vera e propria ipertensione.

Rischi dell’ipertensione
Se una pressione sanguigna più bassa del normale non comporta sostanzialmente rischi per la salute, purtroppo non si può dire lo stesso dell’ipertensione. Una pressione arteriosa troppo elevata comporta infatti da un lato che il cuore debba sforzarsi molto di più per far circolare il sangue, e dall’altro che i vasi sanguigni possano danneggiarsi.
Da qui seguono i rischi dell’ipertensione: a livello del cuore può verificarsi l’ingrossamento del ventricolo sinistro (ipertrofia ventricolare sinistra), una condizione patologica che può portare a infarto e scompenso cardiaco. Il danno ai vasi va a impattare sull’organo irrorato. Ad esempio, riducendo l’afflusso di sangue al cervello, l’ipertensione contribuisce al deterioramento delle cellule nervose e delle loro funzioni, oltre a poter sfociare in ictus. Ma riduce anche la capacità della circolazione linfatica di eliminare sostanze di scarto come le proteine amiloidi, che sono considerate responsabili della malattia di Alzheimer. Mentre a livello dei reni va a danneggiare il glomerulo, quel piccolo “gomitolo” di vasi sanguigni che rappresenta il centro della funzione renale. Ma può compromettere anche i capillari che irrorano gli occhi, gli arti, e così via.
Risulta quindi chiaro che l’ipertensione può danneggiare molti diversi organi. Rappresenta infatti uno dei principali fattori di rischio di gravi malattie come:
- Infarto. Si verifica quando l’afflusso di sangue al cuore si riduce improvvisamente, e parte delle cellule cardiache muoiono.
- Ictus. Come l’infarto, ma a livello del cervello.
- Aneurisma. È la dilatazione anomala di un segmento di vaso sanguigno, che può rompersi e causare un’emorragia.
- Arteriopatia periferica. È caratterizzata da una riduzione dell’apporto di sangue alle gambe o più raramente alle braccia.
- Insufficienza renale. I reni non riescono più a svolgere correttamente la loro funzione di eliminazione delle scorie, con gravi conseguenze per l’intero organismo.
- Retinopatia, cioè danneggiamento della retina.
- Demenza senile, cioè il declino delle funzioni cognitive che può verificarsi con l’età.
- Malattia di Alzheimer.
Sintomi dell’ipertensione
A rendere ancora più pericolosa l’ipertensione c’è il fatto che nella maggior parte dei casi non dà nessun sintomo. Chi ne soffre non ha quindi modo di rendersi conto che qualcosa non va, se non misurando la pressione: questo è il motivo per cui tutti dovremmo controllarla regolarmente dal medico o in farmacia, soprattutto se non siamo più giovanissimi, perché il rischio di sviluppare ipertensione aumenta con l’età.
Quale età? In effetti l’ipertensione può comparire a qualsiasi età, anche nei giovani e persino nei bambini; ma è più comune negli uomini a partire dai 40 anni e nelle donne dopo la menopausa.
Ma se si verifica una cosiddetta crisi ipertensiva, cioè la pressione sale oltre i 180/110, possono presentarsi sintomi come:
- mal di testa, anche violento
- vertigini
- acufeni (cioè ronzii alle orecchie)
- fosfeni (lampi di luce nel campo visivo)
- nausea
- sanguinamento dal naso.
Cause dell’ipertensione
Esistono alcune condizioni patologiche e alcuni farmaci o sostanze che hanno come conseguenza un aumento della pressione sanguigna: ad esempio alcune malattie renali o endocrine, farmaci antinfiammatori, alcol, cocaina. Nel 95% dei casi, però, l’ipertensione non ha una causa ben determinata, e risulta dalla complessa interazione tra fattori genetici e ambientali, legati anche all’alimentazione e allo stile di vita.
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