Se ultimamente ti senti stanco e con la mente annebbiata, potresti avere ragione a dare la colpa al caldo. Il caldo infatti mette a dura prova il nostro corpo, e tra le conseguenze più comuni ci sono proprio stanchezza e peggioramento delle performance mentali.
Alcuni anni fa, a Boston, è stato condotto uno studio su giovani studenti universitari durante un’ondata di calore. Normalmente in quella città le temperature estive variano tra i 15°C e i 31°C circa; nel periodo considerato, invece, si sono mantenute tra i 28°C e i 36°C. Alcuni dei ragazzi oggetto dello studio risiedevano in campus climatizzati, con temperature minime di 17,5°C e massime di 25°C; altri in campus non climatizzati, dove le temperature erano notevolmente maggiori (20-30°C). Tutte le mattine, appena svegli, gli studenti hanno svolto alcuni test ricevuti sul loro smartphone: e quelli che abitavano nelle residenze più calde hanno ottenuto risultati sensibilmente peggiori.
I test includevano alcune semplici addizioni e sottrazioni e un secondo test, detto test di Stroop, che confonde colori e parole: se si mostra la parola “rosso” scritta in blu, i partecipanti devono rispondere “blu”. È facile commettere errori se l’attenzione è bassa o il tempo di reazione rallentato, in poche parole se abbiamo la mente annebbiata: ed è proprio questo che il caldo sembra causare. La portata dell’effetto è stata notevole, con riduzioni di circa il 10% sia nei tempi di risposta che nell’accuratezza.
Parte di questo effetto può essere spiegata dal fatto che gli studenti che dormivano nelle stanze più calde avevano un sonno più agitato. Un riposo non adeguato può certamente compromettere la concentrazione. Tuttavia sembra che anche il caldo stesso sia in grado di interferire con i meccanismi cognitivi, modificando la capacità dei neuroni di comunicare gli uni con gli altri. E questo vale sia per temperature troppo alte che per temperature troppo basse.
Il caldo, probabilmente, inizia a compromettere la nostra capacità di attenzione, concentrazione e memoria ben prima che cominciamo a “sentire caldo”. In uno studio pubblicato nel 2021 i partecipanti sono stati tenuti in ambienti con tre diverse temperature (24, 26 e 28°C), ma il loro abbigliamento e la ventilazione della stanza erano aggiustati in modo che in tutti e tre i casi la sensazione soggettiva fosse confortevole. Ciononostante, alle due temperature più alte i punteggi ottenuti nei vari test cognitivi sono risultati peggiori. Ed è anche stata scoperta una possibile ragione: si è visto infatti che all’aumentare della temperatura l’attività del sistema nervoso parasimpatico diminuisce (il parasimpatico è il sistema anti-stress che può aiutare a mantenere la calma e il rilassamento), così come i livelli di ossigeno nel sangue. Entrambi questi fattori possono ridurre le prestazioni cognitive e provocare quella fastidiosa sensazione di mente annebbiata dal caldo.
Ma quand’è che inizia ad esserci troppo caldo per il nostro cervello? La risposta probabilmente varia a seconda delle temperature per noi abituali, perché il nostro corpo ha una certa capacità di adattamento. Comunque, integrando i risultati di ben 24 studi, un gruppo di ricercatori finlandesi ha dimostrato che l’intervallo di temperature ideale è 21-24°C. Sia sotto i 21°C che sopra i 24°C le performance cognitive diminuiscono, con un peggioramento del 2% per ogni grado di aumento della temperatura nel range 25-32°C.

Tutti questi studi indicano che il caldo può effettivamente provocare mente annebbiata, e a volte ridurre la nostra capacità di pensare con chiarezza, la rapidità e l’efficienza anche senza che ce ne accorgiamo. Altre ricerche aggiungono che può renderci più irritabili e di cattivo umore, forse perché aumenta i livelli di cortisolo e induce una risposta di stress. Inoltre peggiora tutti i disturbi mentali, come dimostrato dal fatto che gli accessi al pronto soccorso per condizioni come ansia, depressione e schizofrenia sono maggiori nelle giornate più calde.
Allora, considerando anche che i cambiamenti climatici hanno reso e renderanno le ondate di calore sempre più frequenti, come proteggere la nostra mente dagli effetti del caldo?
Una delle strategie chiave è mantenere una buona idratazione. Questo può sembrare ovvio, ma in genere sottovalutiamo la quantità di liquidi di cui abbiamo bisogno per reintegrare quelli persi, soprattutto in estate. Anche se non facciamo attività fisica e non sudiamo, con l’aumento della temperatura aumenta il fenomeno detto “perspiratio insensibilis”, ovvero la perdita di acqua (di cui non ci rendiamo conto) attraverso pelle, mucose e respiro. Quindi quando fa più caldo perdiamo più liquidi in modo assolutamente inconsapevole.
Disidratarsi è molto più facile di quel che pensiamo, e anche un lieve grado di disidratazione ha effetti sulla nostra mente. In uno studio, ad esempio, un gruppo di giovani donne è stato sottoposto a diversi test prima in condizioni normali, poi di leggera disidratazione (perdita di circa l’1% del peso corporeo a seguito del consiglio di minimizzare l’assunzione di liquidi durante la giornata), e infine di assunzione di liquidi ottimale. Ebbene, quando hanno bevuto poco le partecipanti hanno mostrato una capacità inferiore di prendere decisioni, risolvere problemi, mantenere la concentrazione e coordinare i movimenti fini; capacità che è tornata normale quando si sono reidratate. Da notare che l’assunzione considerata ottimale per una donna di corporatura media è di 2,5 litri di acqua al giorno, una quantità che pochi di noi raggiungono!
Tornando al primo studio di cui abbiamo parlato, anche gli studenti universitari hanno beneficiato dal rimanere ben idratati. Monitorando la loro assunzione di liquidi, infatti, si è scoperto che quelli che vivevano nelle stanze più calde ma bevevano più di sei bicchieri di acqua al giorno ottenevano risultati migliori dei loro compagni che bevevano meno.
Questo serve a ricordarci che un semplice passo – ricordarsi di bere acqua in abbondanza – può aiutare a proteggere dal caldo non solo il nostro corpo, ma anche la nostra mente.
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