FAME, APPETITO E IL MICROBIOTA INTESTINALE

Gli studi scientifici indicano chiaramente che il microbiota intestinale è in grado di influenzare i circuiti neuronali della fame, e di conseguenza il peso corporeo. Anche se molti dettagli restano da chiarire.

Fame e appetito

La fame è un istinto fondamentale per la nostra sopravvivenza, che ci spinge a cercare cibo per mantenerci in vita; ma è anche un desiderio che ci spinge verso il piacere. Possiamo infatti distinguere due tipi di fame: la fame propriamente detta, che i medici definiscono “fame omeostatica”, e l’appetito, o “fame edonica”. Entrambe vengono generate nel cervello, ma con meccanismi molto diversi.

La fame omeostatica (cioè volta a mantenere in equilibrio il corpo) è prodotta in quella parte del cervello chiamata ipotalamo in risposta a stimoli come lo stomaco vuoto e l’ipoglicemia, che segnalano un bisogno immediato di energia. Quello che è considerato l’ormone della fame per eccellenza, cioè la grelina, viene prodotto proprio dallo stomaco quando è vuoto, e agisce sui neuroni dell’ipotalamo stimolando la sensazione di fame.

Quando poi mangiamo, e quindi soddisfiamo la necessità di energia, subentra la sensazione di sazietà, che si produce, sempre nell’ipotalamo, in tre passaggi:

  1. Sazietà precoce, indotta dalla distensione dello stomaco. Appositi recettori rilevano l’aumento di volume dello stomaco e lo comunicano direttamente al cervello attraverso il nervo vago.

  2. Sazietà a medio termine, indotta dalla presenza di cibo digerito nell’intestino tenue. Le cellule intestinali stesse producono alcuni ormoni (GPL-1, peptide YY e colecistochinina) che agiscono sul cervello inibendo la fame. Negli ultimi anni il GPL-1 è diventato famoso per via dei nuovi farmaci antiobesità, che inibiscono la fame mimando appunto l’azione di questo ormone
    .
  3. Sazietà tardiva, indotta dall’aumento dei livelli di glucosio, aminoacidi e insulina nel sangue. In questo caso è il tessuto adiposo a produrre quello che è considerato il principale ormone della sazietà, cioè la leptina. Anche l’insulina stessa, oltre al noto effetto di abbassare la glicemia, contribuisce al controllo della fame inviando segnali di sazietà al cervello: per questo motivo in caso di insulino-resistenza può verificarsi un aumento della fame.

Mentre la fame omeostatica è un meccanismo relativamente semplice messo in moto da un unico segnale, la mancanza di cibo, la fame edonica (volta cioè al piacere) è molto più complessa e soggettiva, avendo a che fare con la storia personale di ognuno di noi. È messa in moto da stimoli come la vista di cibi appetitosi o le emozioni (sia negative che positive), che attivano i circuiti cerebrali della gratificazione. In pratica, per una serie di motivi che possono andare dalla semplice vista di un annuncio pubblicitario al modo in cui è strutturata la nostra personalità, siamo portati a cercare gratificazione attraverso il cibo. Anche gli ormoni coinvolti sono diversi: nel caso della fame edonica si parla di dopamina, orexina, cannabinoidi e oppioidi endogeni.

Nella nostra società dell’abbondanza la fame edonica spesso prevale su quella omeostatica, e così finiamo per mangiare anche quando non ne abbiamo una reale necessità, il che può contribuire all’aumento di peso. Ma anche una disregolazione della fame omeostatica (es. resistenza all’insulina o alla leptina, bassi livelli degli ormoni GPL-1 e peptide YY) può avere lo stesso effetto. E uno dei responsabili potrebbe essere il nostro microbiota intestinale.

fame microbiota intestinale

Il microbiota intestinale controlla la fame

La vasta comunità di batteri, funghi e altri microrganismi che popolano il nostro intestino ci protegge dalle malattie, aiuta il nostro sistema immunitario ed è fondamentale per il nostro metabolismo, inclusa la produzione di energia (trovi più dettagli sul ruolo del microbiota intestinale qui).

Poiché la fame è profondamente legata alla comunicazione tra l’intestino e il cervello (il cosiddetto “asse intestino-cervello”), è logico che anche il microbiota influenzi questo delicato equilibrio. Sebbene la ricerca in questo campo sia ancora in fase di sviluppo e richieda ulteriori studi, soprattutto sugli esseri umani, sono stati scoperti diversi meccanismi interessanti.

Il microbiota influenza la fame principalmente in due modi: agendo sugli ormoni che regolano l’appetito e producendo sostanze che influenzano direttamente il nostro senso di fame. Ecco alcuni esempi.

  • La fermentazione delle fibre alimentari da parte del microbiota intestinale può inibire la secrezione di grelina, l’ormone della fame.

  • Nelle persone obese, una maggiore permeabilità intestinale può facilitare il passaggio di componenti del microbiota fino al tessuto adiposo dell’ospite e qui inibire la funzione della leptina, uno degli ormoni della sazietà. Si crea cioè una situazione di leptino-resistenza, in cui il corpo non risponde più all’azine della leptina, e di conseguenza i normali segnali di sazietà risultano alterati.

  • La disbiosi intestinale contribuisce allo sviluppo di insulino-resistenza, con gli effetti che questa condizione comporta anche sulla regolazione della fame.

  • Alcuni metaboliti prodotti dai batteri intestinali possono sopprimere la fame aumentando la secrezione di GPL-1 e peptide YY.

  • L’acetato, un acido grasso a catena corta prodotto dai batteri intestinali “buoni” come prodotto di fermentazione delle fibre, può essere trasportato fino al cervello e qui inibire direttamente i neuroni che stimolano la fame.

  • Il propionato, un altro acido grasso a catena corta, può addirittura ridurre la fame edonica attraverso l’inibizione dei circuiti di ricompensa del sistema nervoso centrale.

In linea generale possiamo affermare che un microbiota sano contribuisce al corretto equilibrio dei segnali di fame e sazietà, mentre quando si trova in uno stato di disbiosi può alterarli in un senso o nell’altro.

Per concludere

Il ruolo del microbiota intestinale nella fame è un’area di ricerca affascinante e in rapida evoluzione. Sebbene molti studi siano ancora preliminari e i dati a volte contrastanti, è chiaro che la salute del nostro intestino, e in particolare la composizione del nostro microbiota, è un elemento cruciale nel complesso puzzle che regola il nostro appetito e il nostro peso corporeo. Comprendere meglio questi meccanismi potrebbe aprire nuove strade per la gestione della fame e dei disturbi legati al peso.

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Fonti scientifiche

Fasano, A. (2025). The Physiology of Hunger. New England Journal of Medicine392(4), 372-381. https://doi.org/10.1056/NEJMra2402679

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