In questo articolo parliamo di una condizione poco conosciuta: la sovracrescita di metanogeni intestinali. Scoprirai di cosa si tratta, come capire se ne soffri, e cosa fare per contrastarla.
Hai mai sentito parlare di SIBO (Small Intestinal Bacterial Overgrowth, ovvero sovracrescita batterica nell’intestino tenue)? È una condizione in cui c’è un eccessivo numero di batteri nell’intestino tenue, che di solito ospita un microbiota relativamente ridotto (abbiamo parlato di SIBO in questo articolo).
Ebbene, la SIBO ha una “cugina” meno conosciuta ma altrettanto importante: la sovracrescita di metanogeni intestinali (Intestinal Methanogen Overgrowth, o IMO). Un tempo chiamata “SIBO a dominanza di metano”, ora ha un nome proprio perché gli organismi responsabili non sono propriamente batteri, bensì archeobatteri. Distinguere queste due condizioni è importante per scegliere la terapia più corretta.
Ma di cosa si tratta esattamente? Quali disturbi può creare? Come scoprire se ne soffri, e in che modo affrontarla? Continua a leggere!
Cosa sono i metanogeni e perché sono diversi?
Gli archeobatteri, o archea, sono organismi unicellulari per alcuni versi simili ai batteri, ma sufficientemente diversi (non stiamo a elencare le differenze perché molto tecniche) da essere classificati in un dominio biologico distinto e a sé stante.
Dal punto di vista ecologico gli archea ricoprono un ruolo importante poiché sono gli unici microrganismi che riescono a sopravvivere in ambienti estremi come la lava vulcanica, le sorgenti sulfuree o le acque con altissime concentrazioni di sali. Ma anche il nostro microbiota intestinale ospita archeobatteri. La specie più comune si chiama Methanobrevibacter smithii ed è presente nell’intestino di quasi tutti gli esseri umani.
Methanobrevibacter smithii è un anaerobio (non tollera la presenza di ossigeno) appartenente agli archea metanogeni, capaci cioè di produrre gas metano. Per farlo utilizza sostanze prodotte da altri batteri intestinali, come l’idrogeno o l’anidride carbonica liberati durante i processi di fermentazione.
Methanobrevibacter smithii e altri archea metanogeni sono i principali produttori di metano nell’intestino umano. Normalmente la loro concentrazione è molto bassa: formano non più dell’1-2% dell’intera comunità microbica intestinale e vivono prevalentemente nel colon, che contenendo pochissimo ossigeno rappresenta l’ambiente ideale per la loro sopravvivenza. Ma se questi microrganismi raggiungono l’intestino tenue e vi proliferano a dismisura, ecco che si verifica la condizione nota come sovracrescita di metanogeni intestinali.
Possiamo quindi definire la IMO come un genere particolare di disbiosi intestinale causata da un eccesso di microrganismi metanogeni nell’intestino tenue.
Perché soffro di sovracrescita di metanogeni?
Ma come accade che i metanogeni colonizzino il tenue, che in condizioni normali è un ambiente poco adatto a loro?
Può succedere quando la motilità dell’intestino tenue è ridotta (il cibo transita più lentamente e i batteri hanno più tempo per riprodursi), quando i livelli di acidità gastrica sono bassi (l’acidità è una fondamentale difesa contro i batteri), oppure quando la valvola ileo-cecale, che separa l’intestino tenue dal colon, non funziona bene.
In pratica i fattori di rischio della sovracrescita di metanogeni sono sostanzialmente gli stessi della SIBO e comprendono:
- aderenze intestinali (causate ad esempio da interventi chirurgici, ma anche da endometriosi)
- diabete
- sclerodermia
- malattia di Parkinson e altri disordini neuromuscolari
- diverticolosi
- assunzione a lungo termine di farmaci inibitori di pompa protonica.
Riconoscere la sovracrescita di metanogeni
Il metano prodotto nell’intestino da Methanobrevibacter smithii e da altri metanogeni ha effetti controversi sulla salute. Alcuni studi gli attribuiscono proprietà positive come ridurre le infiammazioni e lo stress ossidativo, proteggere la mucosa intestinale, preservarne la corretta permeabilità. Altri studi però suggeriscono che il metano potrebbe avere un ruolo nello sviluppo di malattie come il diabete, la sclerosi multipla, la diverticolosi e persino il cancro al colon.
Una cosa però è certa: il metano influenza la motilità intestinale, rallentandola. Il suo eccesso è quindi una possibile causa di stitichezza.
La stitichezza è dunque il sintomo distintivo della sovracrescita di metanogeni, che aiuta anche a distinguerla dalla SIBO poiché quest’ultima è più spesso correlata a diarrea. Altri sintomi tipici della sovracrescita di metanogeni, che però sono comuni anche alla SIBO, sono gonfiore e dolore addominale.

Come si diagnostica la sovracrescita di metanogeni?
La diagnosi standard per la sovracrescita di metanogeni si fa tramite il test del respiro (breath test), che si basa sul fatto che i gas intestinali vengono in parte assorbiti dalle pareti dell’intestino ed espulsi con la respirazione.
Dopo aver bevuto una soluzione di glucosio o lattulosio (zuccheri che attivano i processi di fermentazione intestinale), a intervalli regolari si misura il livello di metano nell’aria espirata. Normalmente il respiro non contiene metano, perché il corpo umano non è in grado di produrlo: se durante il breath test vengono rilevate concentrazioni significative di questo gas, vuol dire che si soffre di sovracrescita di metanogeni.
Lo stesso test si usa per diagnosticare la SIBO, con una sola differenza: per la SIBO viene misurata la concentrazione di idrogeno, gas che viene prodotto da moltissimi batteri intestinali (e che quindi non fornisce informazioni su quali siano i batteri in eccesso).
Il trattamento: una sfida specifica
Trattare la sovracrescita di metanogeni può essere più complesso rispetto alla SIBO “comune” perché gli archea sono resistenti a molti antibiotici. Per questo spesso si ricorre a combinazioni di antibiotici (es. rifaximina + neomicina), che possono ottenere risultati migliori.
Oltre alla terapia farmacologica, le modifiche dietetiche giocano un ruolo importante. L’obiettivo è ridurre le sostanze fermentabili per i microrganismi, in modo da inibire il primo passaggio del processo che porta alla formazione di metano. La dieta a basso contenuto di FODMAP è comunemente raccomandata ma è importante che sia seguita sotto la supervisione di un dietologo per evitare carenze nutrizionali.
Ultimo, ma non meno importante, i probiotici possono essere di grande aiuto per contrastare la sovracrescita di metanogeni (e più in generale la disbiosi intestinali) grazie alla loro capacità di ristabilire e mantenere l’equilibrio del microbiota intestinale. Ma i probiotici non sono tutti uguali. È importante scegliere un prodotto che contenga microrganismi capaci di resistere all’acidità dello stomaco e all’alcalinità della bile e del succo pancreatico (solo così possono arrivare vivi e attivi nell’intestino) e dalle documentate proprietà salutari.
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Fonti scientifiche
Mafra, D., Ribeiro, M., Fonseca, L., Regis, B., Cardozo, L. F., Dos Santos, H. F., … & Rosado, A. (2022). Archaea from the gut microbiota of humans: Could be linked to chronic diseases?. Anaerobe, 77, 102629. https://doi.org/10.1016/j.anaerobe.2022.102629
Mechlińska, A., Frąckiewicz, K., Gładyś-Cieszyńska, K., Buczek, D., & Dziadziuszko, R. (2025). Small intestinal bacterial overgrowth and intestinal methanogen overgrowth in gastrointestinal malignancies. Contemporary Oncology/Współczesna Onkologia, 29(1), 11-21. https://doi.org/10.5114/wo.2025.148643
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