L’attività fisica è il modo più semplice per mantenere in buon equilibrio tutti quei meccanismi fisiologici che si occupano di gestire lo stress. Con conseguenze enormi sulla nostra salute fisica e mentale.
Quando ci troviamo in una situazione stressante – che si tratti di un intenso sforzo fisico o di una lite con il capufficio – il nostro corpo, con l’obiettivo di metterci nelle condizioni migliori per far fronte all’emergenza, modifica la propria fisiologia virtualmente in ogni suo aspetto. Cambiano la respirazione, la pressione sanguigna e il battito del cuore, cambiano la digestione e la peristalsi intestinale, cambia il metabolismo, cambia l’assetto immunitario, i pensieri, l’umore. È la risposta di stress. E, quando è equilibrata, ci permette di adattarci alle mutevoli richieste dell’ambiente.
Ma una risposta di stress non ben regolata, eccessiva o troppo debole, che non si accende al momento giusto o che non si spegne quando non serve più, può farci molto male. Un’attivazione prolungata dei sistemi dello stress può portare squilibri metabolici, cardiovascolari, immunitari, neurologici, mentali, contribuendo allo sviluppo di malattie come il diabete di tipo 2, le patologie cardiovascolari, neurodegenerative, la depressione. Mentre una loro troppo scarsa attivazione può sfociare in condizioni come la sindrome da stanchezza cronica, la fibromialgia, il long COVID (per approfondire leggi QUI).
Per la nostra salute e il nostro benessere, insomma, è essenziale che il sistema dello stress funzioni, e funzioni bene.
E quando qualcosa non va? Se esistesse un metodo semplice, economico e privo di effetti collaterali per riportare e mantenere in equilibrio il sistema dello stress?
Ebbene, esiste. È l’attività fisica.
Una cura miracolosa
L’importanza dell’attività fisica e di una buona forma fisica è stata riconosciuta fin dall’antichità. E, in epoca moderna, già a partire dalla fine dell’800 i primi studi epidemiologici rilevavano una chiara correlazione tra stile di vita sedentario e maggiore incidenza di malattia coronarica.
Oggi una quantità di dati scientifici davvero notevole dimostra che la sedentarietà è un importante fattore nello sviluppo di molte “malattie dei nostri tempi”: condizioni come obesità, ipertensione, insulino-resistenza, dislipidemia, patologie cardiovascolari, diabete di tipo 2, ma anche ansia e depressione e persino certi tipi di cancro (al colon, al seno). Tutti disturbi che, al contrario, l’attività fisica contribuisce a prevenire, tanto che è stata definita (dai medici stessi!) una cura miracolosa.
Chi fa regolare attività fisica gode di una salute migliore e di un maggior benessere psicologico rispetto a chi è più sedentario. Un dato apparentemente banale: è chiaro che l’esercizio fisico aiuta a prevenire l’obesità, con tutti i problemi di salute che ne derivano, e che dona un senso di benessere.
E invece il dato non deve essere banalizzato. L’esercizio aiuta a mantenere il peso forma, certo; ma i suoi effetti sulla salute vanno ben oltre. Gli studi hanno chiarito che il livello di fitness cardiorespiratorio di una persona è uno dei fattori che permettono di prevedere quanto a lungo vivrà, indipendentemente dal suo peso. Addirittura, chi è in sovrappeso o obeso ma ha un buon livello di allenamento vive più di chi è normopeso ma in cattiva forma! E, di nuovo, è il livello di fitness cardiorespiratorio e non solo la quantità di attività fisica a correlare con il benessere psicologico.
Come se chi è fisicamente ben allenato fosse anche meglio attrezzato nei confronti di malattie e difficoltà. E forse è proprio così.

L’attività fisica: uno stress e un rimedio allo stress
Lo sforzo fisico è percepito dal corpo come uno stress, e di conseguenza attiva la risposta di stress. Dapprima viene stimolato il sistema nervoso simpatico, il che porta all’immediato rilascio di adrenalina e noradrenalina; poi si mette in moto l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene e viene prodotto cortisolo.
Qui dobbiamo anzitutto osservare che esiste una grande variabilità individuale nella risposta al medesimo livello (relativo) di sforzo fisico. Ci sarà chi, quando si allena ad esempio al 60% della propria capacità massima, produce grandi quantità di cortisolo, e chi molto meno. Questo perché la reattività o sensibilità dell’asse dello stress cambia sulla base sia della genetica che delle esperienze di vita, specialmente quelle precoci. Un dato ancora più interessante è che le persone con un’elevata reattività agli stress fisici (come lo sforzo) sembrano più sensibili anche a quelli di tipo psicologico.
Ora, se una persona sedentaria comincia ad allenarsi, dopo pochi mesi la sua risposta di stress al medesimo sforzo fisico (relativo) sarà più bassa che all’inizio. Non solo: anche la sua sensibilità agli stress mentali e psicologici diminuirà!
Cioè: se l’asse dello stress viene stimolato nel modo giusto (né troppo né troppo poco) con un corretto allenamento, il corpo diventa più tollerante nei confronti degli sforzi fisici; e questa tolleranza si trasmette anche a fattori stressanti di altro genere, dal momento che tutti i tipi di stress evocano, di base, la stessa risposta fisiologica. Oppure in modo più immaginifico potremmo dire che un corpo che “si sente” forte trasmette sicurezza in sé anche a livello psicologico.
Dunque l’allenamento fisico è anche un “allenamento allo stress”. E gli studi chiariscono quali sono le caratteristiche della risposta di stress nelle persone “allenate”: inizialmente si verifica una forte attivazione del sistema nervoso simpatico, seguita però da un rapido ritorno alla normalità (l’esperienza stressante non lascia strascichi); in parallelo, l’attivazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene e dunque la produzione di cortisolo sono relativamente ridotte. Tutto questo si traduce nel fatto che, quando si trova sotto stress, l’individuo vive un minor turbamento emotivo, ha un maggior livello di performance, e anche il suo sistema immunitario lavora meglio, quindi a lungo andare sarà meno soggetto a malattie legate allo stress.
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Fonti scientifiche
Silverman, M. N., & Deuster, P. A. (2014). Biological mechanisms underlying the role of physical fitness in health and resilience. Interface focus, 4(5), 20140040. https://doi.org/10.1098/rsfs.2014.0040
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