Dalle ricerche emerge che moltissime donne affette da sindrome dell’ovaio policistico (PCOS), dal 70 all’85% circa, soffrono di un deficit di vitamina D. Poiché questa vitamina è coinvolta in molti processi legati alla PCOS – dall’assetto ormonale al metabolismo degli zuccheri all’infiammazione – non c’è dubbio che una sua carenza peggiori il quadro dell’ovaio policistico. E potrebbe addirittura essere una delle cause scatenanti.
In questo articolo approfondiamo quali legami esistono tra ovaio policistico e vitamina D, e in che modo integrare la vitamina D può esserti d’aiuto se soffri di PCOS.
Vitamina D e testosterone
L’eccessiva produzione di ormoni maschili (iperandrogenismo) è una delle caratteristiche che definiscono la sindrome dell’ovaio policistico, ed è la responsabile dei tipici segni di questa disfunzione: acne, irsutismo, perdita dei capelli, accumulo di tessuto adiposo nella zona addominale.
Il testosterone, però, non deve nemmeno essere troppo basso: nelle donne, infatti, una carenza di questo ormone interferisce con la fertilità, oltre a provocare sintomi simili a quelli della menopausa.
La vitamina D regola alcuni enzimi coinvolti nella produzione degli ormoni sessuali, ed è in grado di modulare i livelli di testosterone sia nelle donne che negli uomini. Nelle donne non affette da PCOS e negli uomini è stato osservato che, al crescere dei livelli di vitamina D nel sangue, aumenta anche il testosterone (entro i limiti fisiologici), il che può essere uno dei motivi che spiegano la correlazione tra vitamina D e fertilità (v. dopo).
Tra le donne con PCOS, invece, quelle con meno vitamina D hanno un iperandrogenismo più marcato, e quindi una situazione più grave. E gli studi confermano che l’integrazione di questa vitamina può aiutare a riportare il testosterone verso livelli normali.
Vitamina D e fertilità
Sia nell’essere umano che in molti altri animali la fertilità è soggetta a variazioni stagionali, in parte dovute alle fluttuazioni nei livelli di vitamina D. Questa vitamina è infatti collegata alla fertilità sia femminile che maschile e, per esempio, i medici che si occupano di procreazione assistita hanno osservato che durante i mesi invernali, quando ci si espone meno alla luce solare e di conseguenza la vitamina D diminuisce, il tasso di maturazione degli ovuli è inferiore.
Nelle donne con ovaio policistico si è visto che, quando la vitamina D è bassa, l’ovulazione è meno frequente. Integrare questa vitamina può aiutare a regolarizzare il ciclo mestruale, migliorare l’ovulazione e aumentare le probabilità di una gravidanza.
Vitamina D e metabolismo degli zuccheri
L’insulino-resistenza è estremamente comune nelle donne con PCOS, soprattutto in quelle obese. Alcuni esperti ritengono addirittura che giochi un ruolo chiave nell’insorgenza della sindrome, perché è in grado di favorire la sintesi di ormoni maschili da parte dell’ovaio.
La vitamina D migliora la resistenza all’insulina, perché da un lato rende le cellule maggiormente sensibili a questo ormone, e dall’altro regola i livelli di calcio, minerale che gioca un ruolo fondamentale nei meccanismi di secrezione e azione dell’insulina. La carenza di vitamina D infatti peggiora il metabolismo degli zuccheri e aumenta il rischio di sviluppare diabete. Mentre, viceversa, alcuni studi hanno dimostrato che nelle donne con ovaio policistico l’integrazione di vitamina D può aiutare a ridurre l’insulino-resistenza e la glicemia a digiuno.
Vitamina D e infiammazione
Le donne che soffrono di PCOS presentano uno stato di infiammazione cronica di basso grado che si manifesta nell’alterazione di alcuni parametri infiammatori del sangue, come la proteina C-reattiva. Si tratta di un’infiammazione che non dà sintomi, ma che coinvolge l’intero organismo e gradualmente interferisce con il funzionamento praticamente di qualsiasi organo. Spesso (ma non necessariamente) è una conseguenza dell’obesità, e i ricercatori pensano che possa essere uno dei meccanismi che portano alla comparsa della PCOS.
L’infiammazione è poi strettamente collegata allo stress ossidativo, in quanto da un lato induce la formazione di radicali liberi, mentre dall’altro lo stress ossidativo promuove e aggrava lo stato infiammatorio. Infatti nelle donne con PCOS gli indici di stress ossidativo sono più elevati, e gli antiossidanti endogeni più bassi, rispetto alle donne sane.
La vitamina D è nota per avere proprietà antiossidanti (più precisamente è in grado di potenziare le naturali difese dell’organismo contro i radicali liberi) e antinfiammatorie. Diversi studi hanno dimostrato che, nelle donne con PCOS, la sua somministrazione riduce notevolmente gli indici di infiammazione e di stress ossidativo.
Concludendo
La vitamina D, fino a qualche tempo fa nota solo per la sua azione a livello delle ossa, in realtà regola una quantità di processi fisiologici, tra cui quelli cruciali nella sindrome dell’ovaio policistico: l’assetto ormonale, l’ovulazione, il ciclo mestruale, il metabolismo degli zuccheri, l’infiammazione. Per questo molti studi hanno indagato il suo ruolo nella PCOS, chiarendo che bassi livelli di vitamina D (che sono estremamente comuni) peggiorano il quadro della sindrome e potrebbero addirittura essere una delle sue cause scatenanti.
Se soffri di PCOS, quindi, è molto importante verificare i tuoi livelli di vitamina D. Se sono insufficienti, integrare questa vitamina D ti aiuterà a migliorare la tua salute e la tua fertilità.
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