Gli omega 3 sono un’utile integrazione in caso di sindrome dell’ovaio policistico, specialmente per le donne che presentano insulino-resistenza e dislipidemia.
Sindrome dell’ovaio policistico: cos’è e quali rischi comporta
La sindrome dell’ovaio policistico, spesso abbreviata con PCOS, è una patologia endocrina (cioè del sistema ormonale) molto comune: si stima infatti che colpisca circa una donna su dieci in età riproduttiva. Oltre a provocare segni molto fastidiosi come acne, eccesso di peli corporei (irsutismo) e sovrappeso, è una delle principali cause di infertilità. Nelle donne che ne soffrono, infatti, l’ovulazione è spesso assente. E si accompagna a disfunzioni metaboliche che, nel tempo, aumentano il rischio di sviluppare serie problematiche come il diabete e le malattie cardiocircolatorie.
Le caratteristiche che definiscono la sindrome dell’ovaio policistico sono tre:
- Disfunzioni dell’ovulazione. Spesso, ma non sempre, si manifestano con cicli mestruali irregolari, tipicamente più lunghi del normale (oltre 35 giorni), oppure con la scomparsa delle mestruazioni.
- Iperandrogenismo, cioè una eccessiva produzione di ormoni maschili. Sono questi a provocare i segni tipici della sindrome: acne, irsutismo, perdita dei capelli, accumulo di grasso nella zona addominale.
- Ovaie policistiche: dall’ecografia si vede che le ovaie sono ingrossate e presentano numerosi micro-follicoli.
Affinché venga diagnosticata la sindrome dell’ovaio policistico occorre avere almeno due di queste tre caratteristiche.
Ci sono poi altre problematiche molto comuni nelle donne con PCOS:
- Sovrappeso/obesità. Si riscontrano in circa la metà dei casi, e sono considerati anche un importante fattore di rischio per sviluppare la sindrome. Inoltre l’obesità, ancor più quando c’è un accumulo di grasso a livello addominale, aumenta notevolmente il rischio di patologie cardiovascolari.
- Insulino-resistenza. Alcuni ricercatori ritengono che giochi un ruolo chiave nell’insorgenza della sindrome dell’ovaio policistico, perché è in grado di favorire la sintesi di ormoni maschili da parte dell’ovaio. È strettamente collegata all’obesità, di cui può essere sia causa che conseguenza: infatti ben il 75% delle donne obese con PCOS sono insulino-resistenti. Non risparmia però nemmeno le magre, che ne sono affette in un terzo dei casi. L’insulino-resistenza può evolvere in diabete di tipo 2 e inoltre, già di per sé, aumenta il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari.
- Dislipidemia. Tipicamente le donne con PCOS hanno fin da giovani valori elevati di colesterolo “cattivo” e di trigliceridi; più avanti negli anni può manifestarsi anche una riduzione del colesterolo “buono”. Anche la dislipidemia aumenta il rischio cardiovascolare.
Benefici degli omega 3 per la sindrome dell’ovaio policistico
Una dieta corretta, caratterizzata da un basso indice glicemico, e una regolare attività fisica sono pilastri fondamentali nel trattamento della sindrome dell’ovaio policistico. Gli integratori utili sono parecchi: ad esempio l’inositolo, i probiotici, la vitamina C. Ma in questo articolo vogliamo occuparci di un rimedio naturale per la PCOS meno noto, ma non per questo meno importante: gli omega 3.
Questi grassi buoni, abbondanti soprattutto nel pesce e negli altri organismi marini comprese le alghe, esercitano infatti diverse azioni che risultano utili in caso di sindrome dell’ovaio policistico.
Anzitutto hanno un effetto antinfiammatorio. Le donne che soffrono di PCOS presentano uno stato di infiammazione cronica di basso grado che si manifesta nell’alterazione di alcuni parametri infiammatori del sangue, come la proteina C-reattiva. Si tratta di un’infiammazione che coinvolge l’intero organismo, che non dà sintomi, ma che nel tempo può influenzare in negativo il funzionamento praticamente di qualsiasi organo. Spesso (ma non necessariamente) è una conseguenza dell’obesità, e i ricercatori pensano che possa essere uno dei meccanismi che portano alla comparsa della PCOS.
Gli omega 3 poi riducono l’insulino-resistenza, che come abbiamo visto è spesso associata alla sindrome dell’ovaio policistico, sta alla base delle sue complicanze e probabilmente è anche una delle sue cause. Infatti in molti casi la terapia farmacologica della PCOS prevede l’utilizzo di medicinali che aumentano la sensibilità all’insulina, come la metformina. Trattare l’insulino-resistenza ha ricadute positive anche sull’iperandrogenismo.
Gli omega 3 hanno un’importante azione di riequilibrio della dislipidemia: la loro assunzione aiuta quindi a ridurre il rischio cardiovascolare nelle pazienti con PCOS. Tanto più che altri interventi, come l’attività fisica e i farmaci contro l’insulino-resistenza, spesso non migliorano la dislipidemia in modo significativo.
Infine gli omega 3 possono aiutare a ridurre il peso corporeo e il grasso addominale, che in molte donne con PCOS sono in eccesso.
Date queste premesse, sono stati condotti parecchi studi sugli effetti dell’integrazione di omega 3 nelle donne con sindrome dell’ovaio policistico. Gli studi sono concordi nel dimostrare che gli omega 3 riducono l’insulino-resistenza e migliorano la dislipidemia (riduzione dei trigliceridi, del colesterolo totale e di quello “cattivo”, e aumento del colesterolo “buono”). In alcuni casi si è osservata anche una riduzione degli ormoni androgeni e dell’infiammazione. Per ottenere questi benefici è sufficiente un basso dosaggio (anche meno di un grammo al giorno) ma è necessario proseguire l’integrazione per periodi piuttosto prolungati: almeno due mesi.
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