DIARREA DEL VIAGGIATORE

La diarrea del viaggiatore è definita come l’emissione nell’arco delle 24 ore di 3 o più scariche di feci liquide o poco formate, talvolta associate a uno o più dei seguenti sintomi: nausea, vomito, febbre, dolori addominali, muco o sangue nelle feci.

Tali manifestazioni si presentano durante o immediatamente dopo un viaggio e in genere si risolvono (spesso addirittura senza particolari cure farmacologiche) entro alcuni giorni.
Tuttavia tra il 30 e il 50% di coloro che ne sono colpiti sono costretti a modificare i piani di viaggio e se questo, nel caso di una vacanza, può significare solo un brutto ricordo, nel caso di un viaggio d’affari può significare anche importanti perdite di opportunità o di danaro.

La diarrea del viaggiatore è il problema sanitario più frequentemente riportato dai viaggiatori.
Si stima che ne sia colpito circa il 50% di tutti coloro che da un paese a buone condizioni igienico-sanitarie si spostano verso uno a condizioni igienico-sanitarie precarie.
Le cause sono batteriche (80%), parassitarie (12%) e virali (8%). I parassiti, in particolare, sono responsabili della maggior parte dei casi di diarrea che perdura per mesi dopo il rientro dal viaggio. Tutti i viaggiatori sono potenzialmente esposti al rischio di contrarre la diarrea del viaggiatore, anche coloro che soggiornano in alberghi lussuosi, dal momento che il numero delle stelle che classifica l’albergo non sempre combacia con il numero delle stelle…della cucina!

La prevenzione della diarrea del viaggiatore si basa tradizionalmente sul detto: “Se un cibo non puoi né farlo bollire né cuocerlo né sbucciarlo, lascialo perdere”. Tuttavia la realtà ha dimostrato che, benché si tratti di un assunto assai semplice, è quasi impossibile riuscire ad applicarlo alla lettera. Il presidio preventivo più importante di tutti rimane la buona pratica di lavarsi sempre le mani con acqua e sapone prima di mangiare.

Dal punto di vista delle scelte alimentari il posto di primo piano spetta all’acqua che è unanimemente riconosciuta come il singolo veicolo più incriminato nella trasmissione delle infezioni gastrointestinali: si dovrebbe sempre bere acqua proveniente da fonti sicure o fatta bollire o imbottigliata (e in questo caso addizionata di anidride carbonica). L’acqua non gassata, anche se in bottiglia, ed i succhi di frutta non possono essere automaticamente considerati sicuri, mentre sono generalmente affidabili le bibite del commercio (ottenute da processi di lavorazione industriale), il vino, la birra e le bevande bollenti (tè, caffè) purché appena preparate.

Altri consigli preventivi comprendono: evitare il ghiaccio e le bibite non sigillate; consumare latte e latticini solo se si è certi che siano stati pastorizzati; evitare i gelati artigianali e i dessert con creme o panna; mangiare cibi ben cotti e serviti molto caldi; mangiare frutta dalla buccia spessa, sbucciandola da sé ed evitando le macedonie già pronte; evitare crudità di tutti i tipi (verdure, specie se in foglia, carni, pesci); scegliere preferibilmente cibi poco elaborati e non facilmente deperibili (es pane, biscotti secchi e simili).

Solitamente, tranne per poche e selezionate categorie di persone, non è indicata alcuna prevenzione farmacologica della diarrea del viaggiatore.
Questa problematica inoltre non può essere prevenuta nel suo complesso con un vaccino.

Esistono vaccini diversi diretti contro alcune delle malattie che riconoscono l’alimentazione come via di trasmissione (es epatite A, febbre tifoide, colera), ma non si deve cadere nell’errore di pensare che l’aver effettuato le vaccinazioni annulli automaticamente qualsiasi rischio derivante dal consumo di cibi o bevande: l’attenzione scrupolosa a ciò che si mangia o si beve rimane sempre il caposaldo della prevenzione dei disturbi intestinali in viaggio.

La terapia della diarrea del viaggiatore si basa innanzitutto su una adeguata assunzione di acqua (per evitare di incorrere in una disidratazione), meglio ancora se addizionata di sale e zucchero, così da ripristinare le perdite nel modo più fisiologico possibile. In secondo luogo non si deve commettere l’errore di digiunare (si peggiora la diarrea!), ma si deve continuare ad alimentarsi prediligendo alimenti naturalmente astringenti, come riso e patate. Nei casi più lievi e se non vi sono tracce di sangue nelle feci, si possono utilizzare farmaci sintomatici. Nei casi più gravi (con più di 6-8 scariche al giorno), quando con le feci si eliminano anche sangue o muco o pus e sempre quando ci sia febbre > 38°C, la diarrea del viaggiatore viene trattata con terapia antibiotica sistemica.

In questa fase, l’abbinamento di un probiotico accelera il ritorno alla normalità, favorendo la crescita dei microrganismi normalmente presenti nel microbiota residente.

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La diarrea del viaggiatore, quindi, è nel complesso una malattia evitabile nella maggior parte dei casi, anche solo attuando elementari misure precauzionali.
Ricordarsi le più comuni misure igieniche, come il banale lavaggio delle mani prima di mangiare, fa sì che sia meno probabile portarsi a casa dal viaggio “souvenir” a dir poco spiacevoli e certamente indesiderati.

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