PERCHÉ SOFFRO DI STITICHEZZA?

Perché compare la stitichezza? In questo articolo passiamo in rassegna le principali cause di questo disturbo.

La stitichezza è un disturbo molto diffuso, che spesso provoca grande preoccupazione in chi ne è affetto e può condizionare la qualità di vita in modo simile a malattie serie come l’artrosi, le allergie croniche o il diabete. Non deve quindi essere sottovalutata.

Prima di approfondire come e perché si sviluppa la stitichezza vediamo però di definirla meglio. Molte persone infatti sono convinte di soffrirne, e cercano invano rimedi, quando in realtà hanno un transito intestinale assolutamente normale.

Stitichezza non significa non andare in bagno tutti i giorni. La frequenza delle evacuazioni può cambiare parecchio da persona a persona pur restando nella normalità. Ad esempio se si evacua ogni tre giorni ma con feci morbide, senza sforzo e con la sensazione di essersi ben svuotati, non si soffre di stitichezza: si tratta di un modello di evacuazione normale, che non richiede nessun intervento. Al contrario se si va di corpo tutti i giorni ma le feci sono dure, si fa fatica e si ha la sensazione di non riuscire a svuotarsi del tutto, si soffre di stitichezza nonostante la frequenza quotidiana.

Appurato che realmente soffri di stitichezza, la seconda domanda da farti per conoscere meglio il tuo disturbo è da quanto tempo dura. È una situazione cronica oppure si è manifestata di recente, magari in concomitanza con un cambiamento di alimentazione o di routine?

Una stitichezza di recente comparsa spesso si riesce a risolvere con relativa facilità, modificando i fattori che l’hanno scatenata e aiutandosi con i giusti rimedi naturali.

Se stai soffrendo per un’alterazione occasionale del transito, come può spesso accadere in un periodo di forte stress, in occasione di un viaggio o di un cambiamento nell’alimentazione o nelle abitudini quotidiane, ti consigliamo NATURAFLORA FAST. Questo integratore a formula rapida (solo 6 giorni di assunzione) ti aiuta velocemente a regolarizzare l’intestino e ad eliminare i gas in eccesso. Azione molto delicata, non contiene lassativi e non provoca diarrea!

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La stitichezza può poi essere dovuta a un’altra patologia (le più comuni sono ipotiroidismo, diabete, sclerosi multipla e Parkinson) o effetto collaterale di un farmaco: antinfiammatori non steroidei, anticonvulsivi, antidepressivi, antipsicotici, antispastici, calcio-antagonisti, ferro, antiacidi contenenti alluminio sono tutti medicinali che possono rallentare l’intestino. In questi casi si parla di stitichezza secondaria.

In molti casi, però, la stitichezza non è causata da un’altra malattia né da farmaci: si parla allora di stitichezza primaria, o idiopatica. Perché si manifesta questo tipo di stitichezza?

Le cause possono essere molte, ma possiamo dividerle in due grandi gruppi: disordini della defecazione e transito intestinale rallentato.

stitichezza perché

1- Stitichezza da disordini della defecazione

Molte persone che soffrono di stitichezza cronica idiopatica hanno un qualche disordine a livello ano-rettale, per cui le feci si accumulano nel retto (l’ultimissima parte dell’intestino) e l’aspetto problematico è evacuarle.

I motivi possono essere diversi. Ad esempio un problema può essere che il retto non è in grado di contrarsi con sufficiente forza. Oppure che ha una ridotta sensibilità: sono infatti i recettori nervosi presenti nel retto che, quando il volume di feci supera una certa soglia, fanno partire il riflesso della defecazione (ne abbiamo parlato a proposito dell’influenza che un sonno disturbato ha sul transito intestinale, in questo articolo). Ignorare sistematicamente lo stimolo, rimandando la defecazione, è un’abitudine che insegna al retto a ridurre la propria sensibilità.

Un altro motivo può essere un’eccessiva tensione dei muscoli del pavimento pelvico, che creano un vero e proprio impedimento meccanico al passaggio delle feci (un pavimento pelvico troppo contratto favorisce anche le infezioni urinarie, come abbiamo discusso in questo articolo).

Ancora, la causa può essere una defecazione dissinergica: quando cerca di evacuare, la persona senza rendersene conto contrae i muscoli ano-rettali invece di rilassarli.

Tutti questi disordini possono essere diagnosticati dal medico proctologo durante la visita grazie a specifici test; rispondono bene al biofeedback, un metodo attraverso cui il paziente impara a controllare correttamente i muscoli.

2- Stitichezza da transito intestinale rallentato

In alcuni casi la stitichezza nasce perché il materiale fecale impiega troppo tempo a viaggiare attraverso il colon, o intestino crasso. Questo accade perché, a causa di anomalie muscolari o nervose, i movimenti del colon non sono ottimali: si tratta cioè di un disturbo neuromuscolare del colon.

Restando a lungo nel colon (o anche nel retto, come nei tipi di stitichezza visti prima) le feci tendono a seccarsi e compattarsi, perché uno dei compiti fondamentali di quest’organo è proprio quello di riassorbire l’acqua presente nel materiale fecale. Il risultato sono feci dure e voluminose, difficili da evacuare.

Il transito intestinale rallentato è molto più comune nelle donne che negli uomini e si pensa che la causa possa essere in parte ormonale. Il progesterone, infatti, rallenta la peristalsi intestinale, e si è visto che il colon di alcune donne che soffrono di stitichezza è più sensibile ai suoi effetti. Un altro contributo arriva probabilmente dal microbiota: spesso i batteri intestinali di questi pazienti producono grandi quantità di gas metano, il quale a sua volta rallenta il transito.

La diagnosi di stitichezza da transito rallentato necessita l’intervento del medico specialista e spesso l’esecuzione di esami avanzati, che di solito vengono proposti nel momento in cui la stitichezza non migliora con la gestione standard. La terapia più efficace per questo tipo di stitichezza sono i farmaci procinetici, che stimolano i movimenti del tubo digerente.

Fonti scientifiche:

Staller, K., & Cash, B. D. (2020). Myths and misconceptions about constipation: A new view for the 2020s. Official journal of the American College of Gastroenterology| ACG115(11), 1741-1745.

Tack, J., Müller‐Lissner, S., Stanghellini, V., Boeckxstaens, G., Kamm, M. A., Simren, M., … & Fried, M. (2011). Diagnosis and treatment of chronic constipation–a European perspective. Neurogastroenterology & Motility23(8), 697-710.

Vlismas, L. J., Wu, W., & Ho, V. (2024). Idiopathic Slow Transit Constipation: Pathophysiology, Diagnosis, and Management. Medicina60(1), 108.

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