ANZIANI E PROBIOTICI, PER INVECCHIARE IN SALUTE

Secondo un recente studio scientifico, l’assunzione di probiotici può aiutare gli anziani a mantenersi a lungo in salute contrastando lo stato di infiammazione cronica che caratterizza la terza età. Vediamo tutti i dettagli in questo articolo.

Anziani e infiammazione: l’inflammaging

L’infiammazione è una risposta fisiologica che il nostro organismo mette in atto per difendersi da agenti patogeni esterni o eventi traumatici. È ciò che fa sì, per esempio, che guariamo da un’influenza oppure che una ferita cicatrizzi. Si tratta quindi di un meccanismo assolutamente essenziale per la nostra salute e la nostra stessa sopravvivenza.

Ma l’infiammazione può anche fare enormi danni se non è rivolta verso i giusti “nemici” e perfettamente regolata. Le allergie, le malattie autoimmuni e tutte le altre patologie a base infiammatoria – dal morbo di Crohn a quello di Alzheimer, dall’aterosclerosi all’osteoporosi – sono esempi di cosa può succedere quando le nostre difese immunitarie si rivoltano contro di noi.

Parecchie di queste patologie ci colpiscono soprattutto in età avanzata. E c’è una ragione molto precisa se ciò accade: si chiama inflammaging.

La parola inflammaging, fusione dei due termini inglesi inflammation (infiammazione) e aging (invecchiamento), è stata coniata negli anni 2000, quando per la prima volta è stato appunto messo a fuoco il nesso tra infiammazione e invecchiamento.

Man mano che invecchiamo, infatti, nel corpo accadono due cose fondamentali: la nostra capacità di far fronte alle minacce esterne diminuisce, e lo stato generale di infiammazione dell’organismo aumenta.

Non stiamo parlando dell’infiammazione evidente che accompagna, per esempio, una reazione allergica o un’infezione; bensì di un’infiammazione di basso grado, senza sintomi, invisibile e silenziosa, ma cronica e diffusa in tutto l’organismo.

Questo stato infiammatorio è contemporaneamente causa e conseguenza dell’invecchiamento. Conseguenza, perché (così pensano gli scienziati) è l’accumulo di cellule senescenti e molecole danneggiate che si verifica con l’età a provocarlo. Causa, perché contribuisce a sua volta ad accelerare l’invecchiamento biologico, e soprattutto a favorire lo sviluppo di patologie legate all’età.

Tenere a bada l’inflammaging significa, allora, invecchiare bene e in salute.

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I benefici dei probiotici

Un modo molto semplice per ridurre l’infiammazione collegata all’età sarebbe, secondo uno studio italiano da poco pubblicato, l’assunzione di probiotici da parte degli anziani.

Perché proprio i probiotici? Cosa hanno a che vedere con l’infiammazione?

Per comprenderlo dobbiamo ricordare che i batteri intestinali, tramite le loro continue interazioni con il nostro sistema immunitario e tramite le sostanze che producono e che vengono assorbite dall’organismo, hanno un ruolo di primo piano nel modulare l’infiammazione. Moltissimi studi hanno trovato che le persone affette da malattie infiammatorie di diverso tipo hanno spesso un microbiota intestinale alterato.

Anche il processo di invecchiamento è collegato a cambiamenti del microbiota intestinale: batteri benefici come i lattobacilli, i bifidobatteri e le akkermansie diminuiscono, mentre altri potenzialmente dannosi come i proteobatteri aumentano e la produzione di sostanze antinfiammatorie come gli acidi grassi a catena corta si riduce.

Torniamo ora allo studio su anziani e probiotici. In questa ricerca sono stati coinvolti 97 persone di età media 80 anni. Come ci si aspetta in soggetti di questa età, dai test iniziali è emerso che molti di loro avevano elevati valori di proteina C-reattiva nel sangue (un indice di infiammazione), sebbene nessuno fosse affetto da patologie.

Una parte degli anziani ha assunto quotidianamente per 6 mesi dei probiotici, una parte invece un placebo. Ed ecco i risultati. Alla fine del periodo di trattamento, anzitutto gli anziani che avevano assunto probiotici hanno mostrato un miglioramento del microbiota intestinale. Lattobacilli, bifidobatteri e akkermansie sono aumentati, e con essi la capacità del microbiota di produrre acidi grassi a catena corta. Le akkermansie, in particolare, sono batteri particolarmente abbondanti nel microbiota dei centenari, e quindi considerati indice di un invecchiamento in salute.

Ma il fatto più importante è che questi cambiamenti hanno influito sullo stato di infiammazione dell’organismo: i livelli di proteina C-reattiva sono infatti diminuiti. Questo significa che l’assunzione prolungata di probiotici ha ridotto l’inflammaging degli anziani, aumentando le loro possibilità di mantenersi a lungo in salute.

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